La berlinese Fee R. Kuerten inizia il suo progetto Tellavision con “Music On Canvas” (2011), all’insegna del più oleografico lo-fi folk Cat Power-iano, ma personalizzandolo di quel tanto nell’accompagnamento a base di percussioni spartane, e una prima danza poliritmica solo strumentale, “Swallow”, non per niente il pezzo baricentrico. Due tracce del successivo Ep “We Love The Omniscient Narrator” (2011) espongono una svolta elettronica, e soprattutto ritmica: la pulsazione subliminale di “The Game”, impreziosita dai suoi soffi canori psichedelici, e l’arcana e tribale “Permanent”. Questa direttrice stilistica è confermata anche dal singolo “15 Miles” (2013).
Fervore ritmico elettronico e a tratti creativo, non forte ma comunque insistente e onnipresente, unito a un’antiaccademica ricerca vocale, la proiettano al secondo “Funnel Walk” (2014), con cui rifinisce questo suo nuovo linguaggio. Le acrobazie canore e l’uso pervasivo dell’elettronica scolpiscono i numeri migliori, “Haller”, “Singularity” e ancor meglio la cerimonia electro-kabuki di “Betony” (7 minuti). Kuerten fa il paio con Fever Ray.
L’urgente “The Third Eye” assale con versioni sinuose dell’electroclash ormai decrepito (“Unimperative”, “His-Story”), con voci multiple sempre e comunque deformi. L’attuale Jennifer Herrema potrebbe imparare molto da stolidi e debosciati r’n’b come “My Friend” e “Attitude”, un piccolo caos di gemiti sexy.
La parte centrale dell’opera blocca queste vertigini in deliqui elettronici e rap tradizionali molto meno avvincenti. La suspense riprende con la danza tuareg “Libido Da Ooze”, la cui pittura vocale si muove aleatoria come un vento, e con due strumentali, il battito sbronzo di “Cryptic Snash Man”, dalla tremebonda distorsione d’organo, e il balletto di “J-Walk International”, incastonato tra videogame e cadenze persiane.
Non sempre Kuerten controlla il procedimento messo in atto, all’insegna costante di irregolarità e instabilità, anzi talvolta si ferma e ne sburrano riempitivi e sfocature. Suddiviso, nelle intenzioni, in due parti, “Easy Tikky Tab” e “Cryptic Snash Man”, brilla per la sua vocazione intimamente aliena. Paragonata e inclusa nella nuova scena elettronica femminile, in particolare a Inga Copeland. E’ invece più avanguardista e vicina ai collage di coeve dimenticate che sfondano scene e generi, Eartheater e Deradoorian. Autodefinizione: “Hardware Post-Pop”.
01/10/2015