È un Will Johnson piuttosto ispirato quello che prende tra le mani la sua acustica per raccontare di questi “vampiri della città del cigno”, un titolo che già confessa un impianto artistico piuttosto definito, calato ovviamente nell’estetica dell’Undertow Collective, che unisce alt-country e slow-rock come nei cari vecchi Centro-Matic e Pedro The Lion.
Inevitabilmente, quindi, “Swan City Vampires” è un disco che vuole raccontare con la massima schiettezza possibile, in cui acustica e batteria sembrano voler abbattere muri, farli sanguinare, o emettere vapore come una back alley americana. Il gioco regge, tutto sommato, dalle tracce più intimiste, quasi scheletriche, come nell’Elephant Micah di “You Vs. Off The Cuff”, con un riff che sembra echeggiare nella nebbia, all’elegante slow-Americana di “Nameless, But A Lover”, nobilitato da una coda con tanto di assolo alla Nels Cline.
Non può mancare l’irsuto rimbombo di “Call, Call, Call” e “Thug Life, Pt. 2”, in pieno stile Bazan, anche se il disco si scopre spesso inutilmente grave, pesante (le interminabili “Pulleys” e “The Watchman”).
Ne esce così un disco molto “spinto”, in cui però le aspirazioni emotive non sono pareggiate da un songwriting all’altezza. Sound bello ed evocativo, però.
11/10/2015