Lady Sometimes è una nuova piccola etichetta romana che sta cercando di emergere e farsi portavoce di una nicchia del sottobosco indie italiano, concentrandosi in particolare su shoegaze e noise, suoni molto anni 90 che continuano a essere frequentati da moltissimi musicisti in erba, alla difficile ricerca di un indispensabile spazio vitale.
Nel 1986 il New Musical Express, celeberrimo magazine specializzato britannico, pubblicò una cassettina denominata “C86”, con dentro 22 tracce, fra le quali spiccavano i nomi di Primal Scream, Pastels e Wedding Present, accomunati da una decisa attitudine lo-fi che avrebbe fatto scuola, inaugurando la felice stagione del primissimo indie-pop inglese.
Esattamente trent’anni dopo, Lady Sometimes sceglie 14 canzoni che dichiarano il proprio amore per le chitarre distorte e per i synth analogici, mettendo al bando le standardizzazioni da network radiofonico e le produzioni iper-patinate da classifica, concentrandosi sul do it yourself come mezzo per diffondere i propri suoni e le proprie idee. Ne esce fuori un mixtape che ha il dichiarato intento di promuovere non soltanto le produzioni della label stessa, ma di un segmento decisamente rappresentativo della scena indipendente nazionale dei nostri giorni.
Di Flying Vaginas, Weird e Big Cream abbiamo già scritto negli scorsi mesi, e molto bene, degli Human Colonies lo faremo nei prossimi giorni, dei Tiger! Shit! Tiger! Tiger!, che aprono la compilation, si parla sempre di più come una delle più accreditate next big thing di casa nostra, ma per “C16” sono state selezionate anche alcune proposte al momento più “piccole”, sconosciute ai più, ponendo attenzione a visioni e stili diversificati.
Il risultato è una bella compilation, con i We Melt Chocolate che fondono attitudine alt-pop e richiami dreamy, gli How Piano intenti a disegnare scenari psichedelici, i Tirrenian pronti a contribuire sul versante acustico avvolgendo con dolcezza notturna e piglio folk; i Diverting Duo puntano sui beat elettronici, Dull Company Myself, Paisley Reich e Klam si aprono a influenze wave, i Blauss si spingono verso soluzioni orecchiabili, mentre i My Invisible Friend restano i più prossimi ai suoni tanto cari alla label di casa, creando un muro di chitarre che si ispira chiaramente alla lezione dei My Bloody Valentine.
“C16”, inizialmente pubblicata esclusivamente in formato musicassetta da 30 minuti per lato in un centinaio di esemplari, è andata rapidamente esaurita, ma sarà presto di nuovo disponibile; nel frattempo è possibile ascoltarla e scaricarla (gratuitamente o facendo un’offerta libera, as you want) dalla pagina Bandcamp di Lady Sometimes Records.
Chissà se in futuro resterà un oggetto di culto per collezionisti, oppure diventerà un cd, come accadde alla “C86” del NME. Non siamo l’Inghilterra, ma anche qui da noi ci sono belle realtà musicali che meritano ben altra visibilità: piccoli progetti come questo danno un aiuto non indifferente, e diventano oggi assolutamente indispensabili.
12/01/2017