John Southworth

Small Town Water Tower

2016 (Tin Angel)
alt-pop

John Southworth si candida sempre di più come l’unico vero erede di Harry Nilsson. Entrambi hanno attraversato il folk e il pop con un candore e un’innocenza lirica disarmanti, e a loro spetta il merito di aver sdoganato il ruolo del cantautore dalle asfittiche maglie del rigore acustico e malinconico.
Un leggero cinismo e un’insolita trasversalità stilistica da sempre contraddistinguono l’opera del musicista anglo-canadese, peculiarità messe ancor più a dura prova nel suo ultimo “Small Town Water Town”.

Dopo l’ambizioso doppio cd “Niagara”, John Southworth allenta le inflessioni jazz-folk e abbraccia la pop music nella sua complessità e variabilità creativa. Archi e fiati sposano i beat elettronici e la sessualità trasversale del primo glam-rock, dislocando il campo d’azione da Bob Dylan e Randy Newman verso David Bowie e Marc Bolan (e, perché no, Billy Idol).
Le canzoni sono un concentrato di poesia urbana, in cui al tenore lirico dei testi degni di Leonard Cohen o Rufus Wainwright l’autore associa un caleidoscopico pop trasversale che incrocia Burt Bacharach ed Electric Light Orchestra, senza che alcun residuo sia palpabile o percepibile. Ciò che non intimorisce o spaventa Southworth è la possibilità di giocare con accordi semplici e deliziosamente fruibili. Il synth-pop agrodolce ed evocativo di “Lucid Love” e il beat disco-soul di “When The Angel” rispolverano l’era Mtv aggiungendo un briciolo d’ironia e un delicato sarcasmo, ed è quasi naturale pensare agli Eurythmics quando drum machine e un trascinante groove intonano il languido pop di “Champions Of Love”.

Ancora una volta il musicista usa il linguaggio musicale come metafora di una società preda dell’indifferenza sociale e della vacuità emozionale. L’umorismo stempera la sofferenza e la solitudine: anche quando la malinconia sembra prendere il sopravvento (“Make No Mistake”, “Last Passenger Pigeon In Ohio”), prevale un disincanto dai toni crepuscolari. Non è un album facile, comunque: solo dopo molti ascolti le canzoni svelano tutta la loro bellezza e il labirinto lirico diventa familiare senza perdere mistero.

“Small Town Water Down” è un moderno "Rocky Horror Picture Show", una rappresentazione tragicomica che alla maniera di Badly Drawn Boy mescola banalità e colpi di scena, lasciando fluire l’immaginazione.
In quest’ottica i riferimenti stilistici diventano quasi necessari, ed è così che Bowie riecheggia in “Blue Sleeves” e Kate Bush detta i tempi di “Sapphire Spirit” e “Make No Mistake”; altresì non è difficile scorgere le geometrie degli Xtc dietro “Second Childhood” o i Divine Comedy più retrò nel glam-cabaret di “Ombudswoman”.
Ciò che alla fine rende unico “Small Town Water Down” è quella coraggiosa eccentricità che impedisce all’autore di valicare il confine tra pop d’autore e mainstream. Forse canzoni come “Main Library At Goodwood” e “Walk With Me” con soluzioni sonore più ruffiane potrebbero anche far breccia nella programmazione radiofonica, ma in quel caso non saremmo qua a discutere di genialità e creatività, due buone ragioni per innamorarsi di nuovo di John Southworth.

23/01/2017

Tracklist

  1. Blue Sleeves
  2. Ain't Got Time
  3. Champion of Love
  4. Lucid Love
  5. Make No Mistake
  6. Ombudswoman
  7. When the Angel
  8. Main Library at Goodwood
  9. Walk With Me
  10. Sapphire Spirit
  11. Second Childhood
  12. Last Passenger Pigeon In Ohio