Trascorsa una variegata e cosmopolita serie di esperienze teatrali, il piemontese Andrea Fardella raccoglie ed estrae il suo più personale dato musicale nel piccolo colosso "Le derive della RAI", fatto di lunghe e tortuose meditazioni-canzone.
Solo una parte del programma sono il brano eponimo e "Sposa", il primo un boogie-raga Velvet-iano macinato dalla distorsione elettronica dei Big Black, la seconda una ballata melodrammatica crivellata dalle mitragliate della sezione ritmica.
L'andatura singhiozzante e rarefatta di "Crisi" è la base (post-rock) per il tragico recital del cantante, che si prolunga fino a un coro sempre più stridulo. Così, il passo lentissimo di "Jet Lag" raggiunge solo alla fine una fisionomia cantabile, passando prima per un tormentato parlottio mezzo in trance. Se i nove minuti di "Petit" echeggiano "All Along The Watchtower" a suon d'incastri di chitarre e invettive per raggiungere un alto sfasamento psichedelico, il più breve lamento "Harvest"-iano di "Nuovo giorno" inverte il processo, cercando di bonificare un limo di distorsioni.
Fardella è spesso costretto a ululare i suoi versi, come nella dedica a se stesso di "Piccino", portata solo dall'acustica ma sempre a due passi da una foresta di rumori e trambusti Red Crayola-eschi. La prova più ardua è comunque "Madre Terra" (dieci minuti), un crescendo che parte da una ninnananna canticchiata tra la pioggia di piatti di batteria e un fruscio metropolitano, passa per una stentata pièce di jazz da camera e s'innalza con vagiti alla Tim Buckley verso un vortice d'isteria sempre più indiavolata a passo di fratturato disco-punk.
Forse un po' scollacciato tra il fare dell'autore, egocentrico e fin troppo ripiegato su se stesso, e la produzione di Carlo Barbagallo, dipintore del caos regnante e, dunque, vero e proprio co-autore sotto mentite spoglie. È il risultato d'una decade di canzoni scritte e rivedute, compattate in un viaggio che passa rabbia e tenerezza, filosofia e disperazione, lacrime e ironia, e capitola in un senso d'impotenza praticamente ineluttabile. Solo qualche momento irrisolto e un ventre molle, "Anima senza rumore".
07/06/2016