Christine Plays Viola

Spooky Obsessions

2016 (Manic Depression Rec)
darkwave, post-punk, synth-wave

Con l’ingresso inamovibile in formazione di Daniele Vergni a synth e programming, in combutta col tuttofare Fabrizio Giampietro, il sound dei Christine Plays Viola acquisisce nuova vitalità, potenza, spessore e compie una svolta decisiva verso un’acustica ballabile e adatta a scatenare anche il pubblico più problematico. Proprio il lavoro di Vergni, già fidato collaboratore di Miro Sassolini in alcuni progetti post-Diaframma, sarà la prima nuova chiave di lettura di questo “Spooky Obsessions”, concept liberamente ispirato a storie di persone sul punto di morire, in quegli attimi spesso inquieti e inquietanti in cui vengono fuori i turbamenti e le ossessioni che le hanno perseguitate per una vita.
Una moltitudine di sensazioni oscure, di demoni personali che sul quel fatidico punto di non ritorno vengono alla luce tutti insieme per sconvolgere ulteriormente la mente creando un incubo infinito. Ognuno dei dieci brani scava all’interno di questi personaggi per eviscerarne le paure attraverso l’uso di un nostalgico linguaggio che miscela post-punk, darkwave e gothic-rock, ma con una grande capacità di sfruttare la forza del più moderno alternative-rock.

Tutti i tratti distintivi dell’opera, soprattutto sotto l’aspetto lirico, così come le novità che andremo ad apprezzare, sono immediatamente buttati sul piatto nell’introduttiva “Ossessione”, unica traccia in italiano di una band che non ha mai avuto grande predilezione per la lingua madre ma che questa volta sceglie il vocabolario tricolore per andare dritta al punto, palesare la linea fondamentale del Lp, con poche massime, cassa dritta e ritmi insistenti e minimali, quasi a guisa di un claustrofobico industrial. Ispirazioni cinematografiche, invece, avvolgono “Midnight Truma” ("Dark City" di Alex Proyas) trasposizione delle innate paure umane per il buio e le creature che vi si annidano, attraverso il racconto dei ricordi di un uomo rapito da una razza aliena con poteri telepatici. Si tratta di un classico dei Christine in quanto a stilistica, con le basi portanti del loro linguaggio a danzare con reminiscenze wave e una certa predilezione per melodie, arrangiamenti e strutture tanto ricercate quanto affascinanti, come pop-rock immerso in una melma tenebrosa.

Già dalle prime note di “Behind A Wicked Mind” s’intuisce il cambio di passo; il ritmo rallenta ma la tensione sale, suoni diabolici s’intrecciano a una ritmica marziale e alla voce decisa e acuta di Massimo Ciampani, che racconta la mente di un criminale che disprezza il genere umano. Siamo ai limiti delle avanguardie “nere” dei Sessanta e Settanta, ma ben presto la chitarra rimette il tutto in una dimensione più definibile con il post-punk a mischiarsi al gothic e il gothic al post-punk e alla darkwave con continui cambi di sfumature e un finale che avrebbe meritato più cura. Con “Nefarious” si fa fortissima la componente synth-pop/synth-wave alla maniera dei Coldcave, e la dinamicità del brano si sposa perfettamente con il tema della decadenza e della fine, alternato a un’ambizione di rivincita quantomai irrealizzabile.

In “Poles Apart” iniziamo a notare una sorta di rilettura in chiave più attuale e sintetica delle origini degli stessi Christine Plays Viola, con il sound che si riavvicina a certi oscuri Piano Magic e il tutto prende forma ancor più concretamente nella successiva “Murderous Dementia”, con atmosfere dream-pop a far da cornice a indietronica, alternative-rock (da notare qui alcune “mutazioni vocali” nello stile di Ciampani) e al solito post-punk, mentre si narrano le vicende di Virginia Merrye, la psicotica cannibale del film "Spider Baby" di Jack Hill nel 1964.
La peste è il soggetto di “Unneeded Burial”, traccia claustrofobica in cui a una forte parte elettronica è aggiunto all'inizio uno stile quasi neofolk dato dalle chitarre di Giampietro, per poi sprofondare poco dopo negli anni 80, forgiando uno dei pezzi sicuramente meno canonici dei cinque. Una sorta di alternative-dance surreale è l’ambientazione di “N.D.E. Life Beyond Life”, sul tema del trapasso e della continuità dello spirito, mentre nella più industrial e delirante ”Slow Sinking In Gloom”, quasi esperimento Pere Ubu all’inizio e ben più definito brano post-punk del tempo presente stile Holograms nella parte successiva, è trattato, al contrario, il tema del completo distacco e disfacimento del proprio io.
A chiudere il disco, un omaggio agli Eighties più morbidi, con la trasposizione in musica del celebre quadro di Jacques-Louis David, "La morte di Marat" attraverso un cocktail di new wave, baroque-pop e chamber-pop, a guisa di certi Depeche Mode più introspettivi.

Per la formazione abruzzese, dunque, un passo avanti decisivo, fatto senza rinnegare il proprio passato ma anzi andando a ripescare nella memoria alcuni suoni che l'avevano caratterizzata, per porre le basi di un futuro che si prospetta sempre più roseo.
La loro faccia goth è sempre la stessa, il loro animo darkwave anche, così come la sezione ritmica curata da Desio Presutti e Daniele Palombizio continua a pescare a piene mani nella tradizione post-punk, ma ora il lavoro di Vergni e Giampietro apre una nuova strada, in cui l’elemento elettronico sarà probabilmente mezzo essenziale per raggiungere territori nuovi e fino ad ora inesplorati. La capacità di dare modernità a sound ormai ben assimilati è da sempre loro grande caratteristica e, ora più che mai, gli strumenti per andare ancora oltre a quello che di grande hanno fatto per un genere tanto bistrattato in Italia, specie quando si tratta di live e quando non ci si concentra solo su cassa dritta e voce ben definita, sembrano ancor di più e molto più produttivi.
Nonostante non siano giovanissimi e abbiano tanti lavori alle spalle, sentiremo ancora a lungo parlare dei Christine Plays Viola.

29/11/2016

Tracklist

  1. Ossessione    
  2. Midnight Trauma    
  3. Behind A Wicked Mind
  4. Nefarious
  5. Poles Apart
  6. Murderous Dementia
  7. Unneeded Burial
  8. N.D.E. (Life Beyond Life)
  9. Slow Sinking In Gloom
  10. The Last Sacrifice




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