Segnalato erroneamente da molti come l’esordio solista del musicista australiano, “Peace Or Love” è non solo il seguito di “Drop Out Of Collage” del 2015, ma anche l’ennesimo tentativo di David West di riuscire finalmente a trovare il bandolo della matassa sonora da lui avvolta intorno a una moltitudine di progetti, che vanno dai blasonati Total Control (pur non facendo parte della formazione che ha inciso due album e tre singoli) ai vari Rat Columns, Liberation, Rank/Xerox, Lace Curtain, Burning Sensation e Whalehammer.
La già acclarata dispersione creativa, unita a una frammentazione più evidente della struttura sonora, si concretizza in un progetto dalle molteplici sfaccettature e dalle mille possibili esegesi, il tutto nutrito da un’aura di mistero e di mito che rende “Peace Or Love” ancor più interessante e singolare.
Giocoso, sbarazzino, a volte allegorico, il nuovo progetto di David West si candida come una delle sue cose più riuscite; il collage di noise, pop e altre matrici si dispiega con fare leggiadro, senza mai rimarcare una direzione stilistica ben precisa, fatta salva un’attitudine dance-pop che infarina il tutto.
“Peace Or Love” è divertente come un giro al luna park, coi suoi altalenanti momenti creativi e i continui saliscendi emotivi, che spesso inficiano le buone intuizioni del musicista, come la triade di “Darkness in My Heart” e il singolo ("Happiest Man In The World") in salsa Depeche Mode-vs-Blondie, che sottolineano un potenziale interessante frutto di una sapiente calibrazione tra lo-fi ed epica sonora, ma restano irrisolti e indolenti.
L’assenza di vere e proprie melodie pop non sempre giova al processo di destabilizzazione organizzato dall’autore, che mette comunque a segno piacevoli infrazioni sonore a base di noise-shoegaze ("Do You Miss Me Around”), garage-pop (la title track), funky-dance (“Dream on Dreamer”) e perfino disco (“Au Contraire”).
Sfilacciato, a volte simile a un patchwork di scampoli armonici ed effetti speciali, il nuovo progetto di David West non riesce del tutto a convincere, il potenziale resta sommerso da eccessi lo-fi e diserzioni liriche che si fanno archiviare con un sorriso ma anche con qualche leggero sbadiglio.
L’ascolto di “Peace Or Love” resta a tratti frustante, l’originalità e la sorpresa sono sempre dietro l’angolo, ma l’attesa non viene del tutto ripagata. Non è in verità difficile innamorarsi di queste undici fragili tracce sonore, ma tradirle per qualcosa di più sostanzioso è altrettanto facile. La maturità espressiva, per David West, è ancora lontana.
24/09/2016