Hearts Hearts

Young

2016 (Tomlab)
alt-rock

Nonostante la globalizzazione, siamo ben lontani da quell'omologazione culturale minacciata da studiosi e analisti della società contemporanea. Innegabilmente modelli creativi e stilistici hanno altresì contaminato la genesi dell'arte anche in quei paesi che fino ad ora mostravano peculiarità autoctone, non è quindi strano scoprire al di fuori dei confini inglesi o americani band dalle prevedibili e già note coordinate sonore, e non meraviglia scorgere dietro l'esordio degli austriaci Hearts Hearts scampoli e suggestioni figlie di "Kid A" e "Amnesiac" di Thom Yorke e compagni.
Ad accentuare le similitudini ci pensa anche il leader e vocalist David Österle, con un timbro vocale suggestivo e armonioso, che scivola amabilmente nell'odiato-amato falsetto, mentre la scrittura solida e i densi arrangiamenti attenuano le derive del plagio, sottolinenando altresì la personalità dell'ottimo chitarrista e co-fondatore Daniel Hämmerle.

Formatisi nel 2010, gli Hearts Hearts hanno impiegato ben tre anni (2013-2015) per arrangiare, registrare e produrre il loro esordio, pubblicato dall'etichetta tedesca Tomlab.
Ferme restando le palesi influenze dei Radiohead, le dieci tracce mettono in mostra una varietà stilistica che tiene alto il livello emotivo dell'album. La musica scorre fluida tra cristalline incursioni elettroniche alla Autechre ("AAA"), scampoli di delicato trip-hop in stile Massive Attack ("I Am In") e derive suburbane che non possono non evocare i Notwist ("Hunter Limits"), il tutto impreziosito da inserti di musica colta figlie delle migliori intuizioni chamber-pop dei Sigur Ros ("Inner Market").

La cura del dettaglio e una solida scrittura tengono alto il livello del disco, stimolando altresì la curiosità verso una terra, l'Austria, fino ad ora nota musicalmente solo per Mozart e Falco (gosh!), e invece ricca di nuove entusiasmanti band come l'eccellente gruppo noise-pop dei Mile Me Deaf ("Eerie Bits Of Future Trips") o i più noti Bilderbuch ("Schick Schock").
Le primigenie ambizioni cantautorali di David Österle e Daniel Hämmerle traspaiono nella buona tenuta lirica di molte canzoni: l'ariosa folktronica ricca di riverberi di "The World Was My Oyster", il vago tocco surf-psych di "Potemkinsche Dörfer", l'oscura magia quasi epico-sinfonica di "Blood Level" e la catarsi elettronica della title track sono tutti pregevoli corollari di un album intelligente e maturo, il cui centro gravitazionale è la pulsante "Bent Pyramid", un apocalittico mix di drum-beat, jazz e melodie atonali che s'incastrano in un perfetto pop destrutturato.

L'esordio degli Hearts Hearts è senz'altro frutto di una contaminazione culturale che rischia di annullare le differenze e il patrimonio individuale, ma è anche il risultato di un'autentica passione per uno stile musicale (il rock) che ha modificato una generazione, in attesa di un'improbabile rivoluzione, non è un peccato gioire di alcune interessanti e riuscite speculazioni creative come "Young".

04/09/2016

Tracklist

  1. The World Was My Oyster
  2. Bent Pyramid
  3. I Am In
  4. AAA
  5. Potemkinsche Dörfer
  6. Blood Level
  7. Young
  8. Inner Market
  9. Hunter Limits
  10. If




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