Il death-rock: probabilmente la più oscura tra le nicchie oscure. E di nicchie oscure ne sa qualcosa la Sacred Bones Records, che si è affermata viaggiando sul doppio binario della proposta di nuove realtà nei micro-settori più disparati e della riscoperta di rarità "da blog" (se preferite, da record store).
I newyorkesi sono arrivati a pubblicare i lavori di personaggi come
David Lynch e
John Carpenter, stampando e ristampando le loro escursioni in ambito discografico, ma continuano anche nell'opera di divulgazione di musica meno conosciuta, sia essa contemporanea o del passato, come in questo caso.
La compilation in esame è il seguito del
primo volume uscito un paio di anni fa; ancora una volta la copertina è di Alex Heir, e ancora una volta il "menù" è piuttosto eterogeneo.
Il filo conduttore risiede infatti nell'oscurità (in tutti i sensi) delle band coinvolte, più che in precise coordinate stilistiche: del resto, è bene ribadirlo ancora una volta, il death-rock è stato spesso un "non genere", poggiante più che altro sulle atmosfere, e quindi ben venga questa nuova raccolta di brani
dark-punk. Specie se i nomi coinvolti sono prevalentemente misconosciuti, con qualche eccezione come Skeletal Family e Red Zebra, le cui "Promised Land" e "I Can't Live In A Living Room" sono presenze fisse nelle scalette dei dj di settore (i due gruppi hanno calcato più palchi europei anche in tempi recenti).
Anche gli statunitensi
Red Temple Spirits, fautori di un inconsueto crossover tra
goth e psichedelia non sono esattamente degli sconosciuti (ogni approfondimento è comunque rimandato all'esauriente
monografia pubblicata proprio da OndaRock).
Il disco è completato da una manciata di gemme per appassionati, che conta ben due gruppi danesi, piuttosto diversi fra loro.
I Gatecrashers suonavano un synth-punk schizoide che può ricordare i "vicini di casa" svedesi Kitchen And The Plastic Spoons, peraltro presenti sul primo capitolo della compilation, mentre con gli ADS ci si sposta in territori anarco-dark-punk. In mezzo troviamo un brano statunitense, "A Skeleton In The Feast" dei Middle Class che, a dispetto di titolo e nazionalità, suona molto positive-punk alla Uk Decay.
Erano invece realmente britannici il post-punk dei Veda, nelle cui file militava Cam Cambell (anche nei Sex Gang Children) e la darkwave epica e melodica dei Flowers For Agatha, che aprono il "Lato B" del disco. Completano la tracklist i Crank Call Love Affair, da Denver, con un art-punk ispirato, e la minimal wave belga dei Vita Noctis.
Fino a qualche anno fa (beh, un bel po' di anni fa) le compilation avevano l'importante funzione di dare uno sguardo d'insieme su di un genere musicale, su di una singola etichetta o ancora sulla scena di una determinata nazione.
Al giorno d'oggi internet viene in nostro soccorso con svariati canali, ma nulla vieta di accaparrarsi un bel pezzo da collezione... E poi, trovatemi qualcuno che conosca già tutti i brani presenti sul disco!
21/11/2016