Il producer Giuseppe Crea, origini calabresi, debutta a nome Krea con un “Beatfolk & Incoherent Songs” brevissimo ma intenso, fradicio di tensione a tratti inestricabile.
I tratti tipici della techno s’intravedono solo per essere camuffati. “Enotria” è un’instabile macchina pompata da Suicide e Autechre, mentre un soprano gorgheggia la melodia, “Meridio” è una sorta di hard-rock gotico remixato o, meglio, divelto da tribù di percussionisti e santoni, e “L’occhi di santi” è un saltarello sfregiato da vandali elettronici.
Ancor più tenui e stregati sono “U-jo”, breakbeat rallentata e riverberata, tenuta a livello d’ectoplasmi chiassosi, e “Learn To Live”, una sua evoluzione ancor più cacofonica e mitragliante. Uno dei più criptici, “R/Umor di Bresci”, palpiti sbrindellati e mandati alla velocità della luce, suona stranamente anche atmosferico, con umori ambient sopra il pandemonio distante.
Togliendo “Border”, confuso tentativo di metterci il canto, e moltiplicando per le radici etniche del Sud, comun denominatore delle tracce (il “beatfolk” del titolo), questi ideogrammi marziani a tecnica mista - succedanei del revival dark (Soft Moon? Sì, ma con personalità) - hanno qualcosa di filosofico e cinematografico. Crea manda in orbita un collage di glitch-Idm artigianale che riesce talvolta a farsi valore aggiunto. Manca, ma è anche trascurabile, un vero brano capitale.
30/03/2016