Kvelertak

Nattesferd

2016 (Roadrunner)
black'n’roll, hardcore, metal

I norvegesi Kvelertak, al loro terzo album, sono una delle ultime sensazioni del metal estremo che sono uscite dal circuito underground. Una reputazione conquistata accompagnando in giro per il mondo colossi come Slayer e Mastodon, comparendo in vari festival e ricevendo il plauso di Hetfield dei Metallica. La loro formula combina hardcore punk, black metal e un'attitudine rockettara da pub: perciò, urla strozzate e ritmiche serrate, ma anche tanti cori e riff di chitarra accattivanti.
Da un lavoro all'altro, è la seconda componente ad aver guadagnato sempre più terreno, per cui si arriva a questo "Nattesferd" che il retaggio black è riconoscibile solo nello scream del cantante, a cui non si rinuncia nemmeno in episodi in cui ci si sarebbe aspettati una voce più pulita. Questo va riconosciuto, i Kvelertak hanno una loro ricetta molto personale a cui si mantengono fedeli, complici i testi in norvegese che danno automaticamente il giusto tocco vichingo. D'altra parte, chi scrive non riesce a togliersi dalla testa (e dalle orecchie) di avere di fronte un gruppo di gran giocherelloni anche molto furbi.

La musica della maggior parte dei brani è una specie di metal-rock molto grezzo, soprattutto nei timbri sporchi, che guarda agli anni Settanta e che di fatto, in assenza dello scream e qualche altro inasprimento sporadico, si uniformerebbe a tanto revival hard-rock inutile ma popolare. Invece, lo scream se lo tengono, insieme ai riferimenti alla mitologia nordica che ha nutrito i padri del black-metal (i pezzi "Dendrofil For Yggdrasil" e "Berserkr", evocativi anche per chi il norvegese non l'abbia mai sentito prima) e qualche occasionale inserto "di genere" (muri sonori di doppia cassa e chitarre come seghe elettriche). Ora, non è forse la ricetta perfetta per dare a qualche rockettaro la sensazione di stare ascoltando vero metal estremo? Ma anche al metallaro più incallito per prendersi una pausa dalle sbornie apocalittiche e disperanti tipiche del genere e saltare al ritmo di un pezzo simil-Ac/Dc ("1985")?

In pratica, i Kvelertak accontentano tutti, il che non è necessariamente un male; infatti il disco fila liscio dal primo ascolto, è divertente, intrattiene. C'è veramente un po' di tutto, dalla sfuriata punk di "Bronsegud" alla cavalcata epica di nove minuti di "Heksebrann", al riffone smaccatamente hard-rock di "Svartmesse", fino alla title track che sintetizza al meglio le varie componenti. Certo, nulla di più, bisogna essere consapevoli di trovarsi di fronte una band da pub di cui, immaginiamo, ci siano da aspettarsi entusiasmanti performance dal vivo: parliamo di una formazione a ben tre chitarre e un frontman con un gufo impagliato a mo' di copricapo. Sono evidentemente dei ruffiani patentati, lontani dal poter essere considerati portatori di qualcosa di nuovo, sull'onda dei Gojira, per esempio. Sicuramente portano aria fresca. Degna di nota la copertina di Arik Roper, già autore di grandiosi artwork per Sleep e High On Fire.

10/12/2016

Tracklist

  1. Dendrofil for Yggdrasil         
  2. 1985          
  3. Nattesferd           
  4. Svartmesse         
  5. Bronsegud          
  6. Ondskapens Galakse  
  7. Berserkr    
  8. Heksebrann        
  9. Nekrodamus 

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