Los Fabulosos Cadillacs

La salvación de Solo y Juan

2016 (Columbia)
alt-rock, latin folk, prog, funk

Non era facile prevedere un ritorno smagliante dei Fabulosos Cadillacs, considerando che le ultime due prove in studio li avevano mostrati patinati e stanchi, senza più quell’urgenza di scardinare le convenzioni tipica della loro produzione anni Novanta. Eppure i sette anni di silenzio sembrano aver fatto un gran bene alla storica formazione alt-rock argentina.

Come al solito gli autori dei brani sono, a turno, il cantante Vicentico e il bassista Flavio Cianciarulo, ma il disco si distingue soprattutto per l’ingresso in formazione dei rispettivi figli, Florian e Astor, uno alla chitarra e l’altro alla batteria. Parzialmente assente Sergio Rotman, sassofonista e co-fondatore della band, che pur essendo accreditato e avendo partecipato a qualche sessione, non è stato nei fatti parte attiva nella messa a punto del progetto. Tanto da aver disertato anche gli show di presentazione.

La formazione rimescolata, nonostante si sia rimasti in famiglia, sembra aver portato nuova linfa, opportunamente sigillata dal produttore Héctor Castillo, già tecnico di caratura internazionale, al servizio di nomi come Gustavo Cerati, David Bowie e Philip Glass.

Il nuovo album è denso, creativo, impeccabile. L’unica cosa che gli manca è quella capacità di segnare un’epoca che ebbe nel 1997 “Fabulosos calavera”, opera irripetibile in cui la band frantumava decine di tradizioni e sperimentazioni sonore, creando brani che, pur essendo multiformi e bizzarri, riuscivano a fare presa sul grande pubblico. Oggi quella presa non c’è più, i Fabulosos Cadillacs sono una band “vecchia” il cui seguito poggia su un repertorio già leggendario, a cui è difficile aggiungere nuovi tasselli. “La salvación de Solo y Juan” si è così rivelato, un po’ mestamente, il disco di minor successo dell’intera carriera.

Immaginandolo in mano a una band giovane, questo sarebbe tuttavia materiale capace di scottare. I testi raccontano la storia fittizia di due fratelli, Solo e Juan, cresciuti in un faro costiero insieme al padre. Uno diventerà un ingegnere di successo, l’altro un musicista bohémien.

Trattandosi di una rock opera in piena regola, la musica è ambiziosa e flirta in più tratti con il rock progressivo e il folk latino, senza dimenticare qualche accento jazz e funk.

Il muscoloso midtempo chitarristico “No era para vos” è così traversato da sintetizzatori analogici con suoni d’altri tempi e si apre in un ritornello corale mozzafiato, scandito da campane, organo elettrico e strati di effetti sonori. È un piacere da ascoltare anche solo per la maestria strumentale e la pulizia della produzione, ma è anzitutto un pezzo sorprendentemente intenso per una band che fino allo scorso anno veniva data per finita.

La ballata acustica “Navidad” risente dello stile sognante e armonioso dei Babasónicos, che essendo stati a loro volta influenzati dai Fabulosos Cadillacs estinguono ora il proprio debito.

Segue una sequenza di brani dal passo svelto, dove i fiati gioiosi di “Juan” fanno da contrasto al tono un po’ paranoico di “El rey del swing” e “La tormenta”, graziata quest’ultima da uno fra i giri di basso più estrosi di questi anni. Il tocco di Cianciarulo non è del resto un mistero, se fosse nato negli Stati Uniti o nel Regno Unito sarebbe considerato uno dei bassisti storici della sua generazione.

Il passo caraibico di “Averno, el fantasma” è stravolto dai cupi rimbrotti dei fiati e dal timbro lievemente distorto degli strumenti, mentre “La música salvará al mundo” è un funk ballabile emblematicamente scelto come chiusura, un finale di speranza dopo una scaletta di sensazioni tese e contrastanti.

22/10/2016

Tracklist

  1. Obertura del faro
  2. No era para vos
  3. Navidad
  4. Juan
  5. El rey del swing
  6. La tormenta
  7. El profesor Galíndez
  8. Mamá
  9. Averno, el fantasma
  10. El impacto
  11. 1987
  12. Canción de Solo para Juan (Los olvidados)
  13. Estratos (A: Números / B: La culpa)
  14. La música salvará al mundo (Los olvidados)


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