Convinto dei propri mezzi, chitarra al collo e plettro tra le dita, il musicista a stelle e strisce Mike Spine raccoglie il meglio della sua produzione (composta da dieci album tutti realizzati e distribuiti solamente oltre Atlantico) e decreta che è l’ora giusta per attraversare l’oceano approdando a gonfie vele nelle terre d’Europa.
Tutto questo con grande professionalità: artista residente tra la East e la West Coast, per questo sbarco Spine seleziona trentadue tracce suddivise in due dischetti in digipack, fonda la sua label personale, Global Seepej, lavora di cesello nella ricerca delle tracce migliori prodotte in anni e anni di carriera. Lineare nella sua scorribanda tra le fiamme del rock.
Scorrendo la scaletta dell'album vi imbatterete in ruvide cavalcate stoner e dolci ballate folk, quasi country in alcuni frangenti. Spiluccando l’album in modalità random, lo scontro con ruvide chitarre e batterie vulcaniche o l’incontro con la ballad più dolce dell’on the road immaginario sono la giusta dose tra fiele e miele: spada che fende e mano che carezza, soprattutto, e con grazia, le sei corde della sua chitarra, se acustica.
“Miklukho-Makai” nasce in sordina per esplodere nel quasi grunge o nel pieno indie (Blonde Redhead o Yeah Yeah Yeahs non sono affatti lontani da Spine). “Cutter”, nei suoi silenzi vocali, attende una voce che s’impermea di folk anni Sessanta, quasi due opposti che si attraggono.
Scorrendo la tracklist ci si imbatte in “Transylvania”, che ha a tratti una vena prog che scorre sottile, “Nora” è invece dolce come un risveglio, come una ballata degli U2 quando Bono & co. sognavano la wave e la psichedelia a braccetto tra le brume d’Irlanda.
Nulla è ciò che è o sembra: “Forage & Glean Vol. 1 & 2” esplode o implode, esalta o culla con le sue lullaby folk. Dieci album condensati, una intera carriera riassunta in un doppio album alla ricerca di menti aperte.
10/12/2016