President Bongo

Serengeti

2016 (AlbumLabel)
elettronica, trance

La pianura del Serengeti è la terra delle grandi migrazioni, il luogo dove milioni di animali tra gnu, antilopi, gazzelle, bufali e zebre seguendo il loro istinto si spostano periodicamente alla ricerca di acqua e di un clima più accessibile, percorso da rifare pochi mesi dopo nella direzione inversa, in quella che i biologi chiamano la "migrazione circolare", sorta di eterno ciclo della vita che si ripete da milioni di anni. E' paradossale che sia un disco prodotto in Islanda - proprio in un periodo in cui, per motivi diversi, quella terra ci appare come un'isola da cui apprendere valori ormai perduti - a parlarci di una regione che ha ben poco a che spartire con le fredde terre del Nord Europa.

President Bongo (alias Stephan Stephensen) è un musicista islandese, già noto negli anni 90 per essere stato uno dei protagonisti del progetto GusGus, che ha iniziato una carriera solista partendo proprio da visioni di terre lontanissime, sia geograficamente sia culturalmente. "Serengeti" è un concept-album sulle varie fasi della vita nelle terre africane, dei suoi venti, delle sue alternanze climatiche; un album "circolare" come le migrazioni che cerca di descrivere, utilizzando un'elettronica in grado di ricreare paesaggi ora africani (l'uso di percussioni tribali), ora cosmici alla ricerca di una trance o di un'estasi psichica, ora più classici nei momenti iniziali e finali dove gli archi prendono il sopravvento.

Proprio nei due minuti dell'iniziale "Maestrale" e nel minuto della successiva "Scirocco", si è introdotti in un clima quasi da musica da film, con gli archi malinconici che preannunciano le scorribande percussive tribali di "Mezzogiorno". Percussioni sovrastate dall'elettronica che lascia spazio al miglior brano dell'album - "Greco" - quello dove la trance, l'estasi appare più reale e concreta; sedici minuti di elettronica ripetitiva e sognante in cui paradossalmente è proprio l'Africa a sparire, perlomeno nella strumentazione ma non nel concetto di migrazione, estenuante viaggio lento e faticoso dove è il proprio l'istinto, una natura vista quasi come una divinità interiore, a fornire strumenti e soluzioni per la sopravvivenza. L'Africa riappare in un piccolo derivato afro-jazz ("Ponente"), per tornare prepotentemente nel secondo brano lungo, i tredici minuti di "Tramontana", ancora una volta un connubio di Europa (elettronica techno) e Africa (percussioni) a cui si aggiungono brevi momenti di strumenti acustici che rimandano ad atmosfere desertiche.

"Libeccio" è ben più cupa e dark-ambient, ma troppo breve per creare un vero mood, mentre il finale "Levante" - confermando il concetto di circolarità - ritorna agli archi iniziali, quasi a sugellare l'eterna ripetizione che la natura, divinità immanente, richiede per sopravvivere.

18/07/2016

Tracklist

  1. Maestrale
  2. Scirocco
  3. Mezzogiorno
  4. Greco
  5. Ponente
  6. Tramontana
  7. Libeccio
  8. Levante

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