Spartiti

Austerità

2016 (Woodworm)
speaking, post-rock

Dopo la dolorosa e prematura scomparsa di Enrico Fontanelli, che ha imposto lo stop definitivo all’esperienza Offlaga Disco Pax, Max Collini ha trovato nella collaborazione con Jukka Reverberi dei Giardini di Mirò lo spiraglio per poter continuare a vestire di suoni i propri racconti sul materialismo storico e la lotta di classe.
Il progetto nacque in realtà nel 2007, grazie a incontri sporadici che si concretizzarono nel progetto “Letture emiliane”, ma soltanto dal 2014 l’estemporaneità prese una forma continuativa, nelle sembianze di un tour e di sei tracce registrate dal vivo, riunite in un dischetto ormai introvabile.

Oggi, grazie a Woodworm, Spartiti assume una connotazione ancor più tangibile, con il sostegno al vero e proprio esordio del duo, un’idea per molti versi simile a quella portata avanti da Emidio Clementi (l’altro grande declamatore italiano) con Corrado Nuccini (altro membro storico dei Giardini di Mirò), anche se i temi trattati sono (almeno all’apparenza) distanti.
Nella sfiziosissima narrazione di Collini fa sempre da sfondo lo scenario politico, ricordi in parte autobiografici (come lo spassoso racconto “Vera” sul Massimiliano adolescente, fra primi impegni di sezione e giovani studentesse innamorate) e in parte incentrati su scolorite istantanee emiliane.

In “Sendero luminoso” Max riprende persino un manifesto scritto negli anni 80 di proprio pugno assieme al compagno Arturo Bertoldi, attraverso il quale con grande autoironia mostra un (allora) aspirante geometra alle prese con l’attivismo militante, un vero filo- rivoluzionario dell’Appennino Tosco-Emiliano.
In tre casi interpreta invece scritti altrui: l’iniziale “Io non ce la faccio” è il memorabile incipit di “Bassotuba non c’è” di Paolo Nori, la disillusione espressa in “Babbo Natale” è opera di Simone Lenzi dei Virginiana Miller, la conclusiva “Ti aspetto” è l’unico spunto mutuato da una mano femminile, un estratto dal romanzo “Stanza 411” di Simona Vinci.

Molte delle storie raccolte in “Austerità” oggi potrebbero apparire fuori dal tempo, soprattutto per le nuove generazioni, ma a una lettura attenta restano di un’attualità che fa spavento, e di sicuro Collini dimostra di saper formulare pensieri molto più forti e focalizzati rispetto al fumo propinato da tanti esponenti politici della sua stessa estrazione culturale.
Tutto è ancor più divertente per chi, il sottoscritto è anagraficamente prossimo all’età di Max, ha vissuto lo pseudo-movimento studentesco della Pantera, “il più depoliticizzato di sempre del nostro sistema solare”, l’unico nel quale il collettivo non doveva prevedere al proprio interno dei militanti.

Non secondari i preziosi dettagli musicali realizzati da Reverberi, i quali si scostano dall’approccio degli Offlaga Disco Pax per avvicinarsi, in alcuni frangenti, al post-rock più prossimo a certi Massimo Volume, soprattutto quando accanto ai tappeti elettronici emergono le chitarre, come nel caso della title track.
Non poteva esserci modo migliore per portare avanti un’idea di narrazione socio- politicizzata, della quale gli Offlaga sono stati in tempi recenti l’espressione più luminosa, significativa e di successo. Non perdere un protagonista di un modo così anti convenzionale di fare musica è qualcosa che arricchisce il nostro sottobosco indipendente, specie se amate chi cerca di affermare pensieri più pensati e “impegnati” rispetto alla media dei nostri tempi.

17/03/2016

Tracklist

  1. Io non ce la faccio
  2. Austerità
  3. Babbo Natale
  4. Sendero Luminoso
  5. Vera
  6. Bagliore
  7. Banca locale
  8. Nuova Betlemme
  9. Ti aspetto

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