Speck

Antiheart

2016 (Eilean Records)
elettroacustica

La Siberia continua a mostrarsi come perfetto luogo di formazione di una nuova generazione di musicisti ambientali capaci di elaborare musiche atmosferiche per anime solitarie, in perfetta simbiosi con gli aspri paesaggi della regione di provenienza, emblema stesso della solitudine e del dominio della natura sull'uomo. Dopo il caso di Foresteppe, autore di album nostalgici dedicati a un passato ormai perduto, è la volta di un musicista che con quest'ultimo ha già collaborato. Nikita Bondarev, alias Speck, è un pianista e compositore siberiano giunto già al suo quinto album, ma che solo nel 2016 è approdato presso la meritevole Eilean Records.

"Antiheart" si presenta subito con l'ambizione di opera d'arte globale, aspetto ben visibile fin dalla cover di Sophie Fontaine, perfetto esempio di fotografia che si spinge verso i confini della pittura classica. L'ambient elettroacustico di Speck è incentrato soprattutto sulle note del piano e degli archi, la componente elettronica è invece molto spesso secondaria. Gli aspetti che sono maggiormente messi in risalto sono quelli della meditazione solitaria, della pacata riflessione che non può avere luogo nel caos ipertecnologico della nostra società. Ecco che la Siberia si trasforma da luogo freddo e inospitale per eccellenza, a unico posto dove l'uomo può ritrovare se stesso, lontano dal frastuono e dai ritmi frenetici a cui siamo tutti sottoposti.

Il risultato finale è una musica da camera ambientale non eccessivamente distante da quella del canadese Loscil, soprattutto quando questa si allontana da ogni aspetto cosmico, come ad esempio nell'album "Endless Falls". La cosa sorprendente di "Antiheart" è la lunghezza dei brani, anomala per un album di ambient music elettroacustica. Tre dei quattro brani presenti superano i dieci minuti, l'ultimo - "Eraser" - va oltre i nove. Questa lunga composizione minimale assume quindi l'aspetto di una coraggiosa sinfonia divisa in quattro movimenti, di cui il primo - "Tremor" - predilige connotati ariosi e persino gioiosi, grazie alle veloci note di piano. Molto più affine all'elettronica basinskiana sono i loop di "Foretime", mentre la title track "Antiheart" passa da un inizio decisamente cupo, simile ai primi Library Tapes, al ritorno a una piacevole malinconia. "Eraser" chiude in una sorta di ipnosi elettroacustica, dove i morbidi loop di archi sono la colonna sonora di una solitudine vissuta come rinascita e riscoperta della propria vera e più autentica essenza.

17/06/2016

Tracklist

  1. Tremor
  2. Foretime
  3. Antiheart
  4. Eraser




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