Sturgill Simpson

A Sailor's Guide to Earth

2016 (Atlantic)
alternative, outlaw country

Se curiosando sul web in cerca di recensioni di “Metamodern Sounds In Country Music”, non intercettate lo stesso plebiscito che sembra stia raccogliendo il nuovo album “A Sailor’s Guide To Earth”, non meravigliatevi: Sturgill Simpson appartiene a quella categoria di autori che difficilmente fa breccia nella critica italiana.
Il country è da sempre materia indigesta per il pubblico rock nostrano, pronto a cogliere la bellezza nelle languide ballate pop degli America e altresì insensibile alla grandezza di musicisti come Hank Williams, Bill Monroe o Glen Campbell.

Che il fascino di “A Sailor’s Guide To Earth” sia per molti critici nostrani dovuto in parte all’inedita (?) commistione tra country e black music, la dice ancor più lunga sulla flebile conoscenza della musica americana: non solo la nascita dell’illustre Stax si deve a un violinista country (Jim Stewart), ma è storia nota che band come i Booker T And The Mg’s o la Muscle Shoals Rhythm Section offrissero negli anni Settanta i loro servigi contemporaneamente sia ad artisti black come Aretha Franklin che a noti country-singer come Willie Nelson.

I pregi di “A Sailor’s Guide To Earth” sono comunque molteplici. Sturgill Simpson, non pago d’aver rinnovato l’outlaw country e di aver altresì lasciato un’eredità stilistica (vedi  Chris Stapleton e Jason Isbell), si sporge oltre i confini di genere, trasfigurando la consueta malinconia e dolcezza con avventurose contaminazioni.
Il matrimonio tra stili risulta perfetto e stimolante già dalle note iniziali di “Welcome To Earth (Pollywog)”: una moderna ballad alla “Wichita Lineman” che i Dap-Kings convertono in un audace soul. Ambizione e coraggio in verità non mancano a Sturgill Simpson, il quale non sembra preoccuparsi di perdere quella frangia di pubblico più conservatore e tradizionalista, al punto da affrontare una canzone dei Nirvana (“In Bloom”) con la stessa disinvoltura con la quale ostenta il suo amore per il soul di Otis Redding (la splendida “All Around You”).

Esuberante, espansivo, appassionato “A Sailor’s Guide To Earth” è il manifesto musicale definitivo della restaurazione antropologica dell’outlaw country, un concept-album che trae ispirazione dalle lettere che il nonno spediva dal fronte della seconda guerra mondiale. Il centro emotivo dei testi dell’album è infatti la forzata lontananza dai propri cari, un tema che il musicista avverte in modo ancor più intenso da quando ha avuto un erede, non è un caso che una delle pagine più belle di “A Sailor’s Guide To Earth” sia la conclusiva “Call To Arms”, un potente e furioso honky-tonk dove Simpson non nasconde le sue paure per una futura chiamata alle armi di suo figlio.

Delicate ballate sulle orme di Jimmy Webb (“Breakers Roar”), vigorose pagine r&b (“Keep It Between The Lines”), strutture più tradizionali (“Sea Stories”), malinconie chamber-folk (“Oh Sarah”) e improvvise virate verso il rock dei Rolling Stones (“Brace For Impact”) mettono insieme un puzzle sonoro di rara efficacia e bellezza, il tutto sottolineato con classe e pathos dalla voce baritonale e ricca di sfumature di Sturgill Simpson, compendio finale che sigla definitivamente l’ingresso dell’autore tra i grandi della musica americana contemporanea.

24/05/2016

Tracklist

  1. Welcome to Earth (Pollywog)
  2. Breakers Roar
  3. Keep It Between The Lines
  4. Sea Stories
  5. In Bloom
  6. Brace For Impact (Live A Little)
  7. All Around You
  8. Oh Sarah
  9. Call To Arms




Sturgill Simpson sul web