Usher

Hard II Love

2016 (RCA)
contemporary r&b

Che ci piaccia o meno, l'influenza di Usher sul mondo dell'r&b nell'ultimo ventennio è innegabile. La sua è una formula troppo ben costruita per non essere commercialmente vincente: cura dell'immagine ai limiti dell'ossessione, orecchio attento ai mutamenti delle mode e uno studio della tecnica di Michael Jackson ai limiti del plagio. Tra virate electro-dance, falsetti supersonici e untuose ballate, Usher si è trasformato nella figura maschile di punta degli anni Duemila, toccando vendite di diamante con "Confessions" nel 2004, e raccogliendo così lo scettro di quel trono che il contemporaneo R. Kelly ha sputtanato con le proprie mani, grazie alle sue sordide scorribande con ragazzine minorenni.
Di conseguenza, è anche colpa di Usher se, negli ultimi anni, il mondo dell'r&b si è popolato di tutta una serie di figure maschili che ne hanno copiato sia lo stile iper-patinato che le intense sessioni di fitness: Ne-Yo, Chris Brown, Omarion, Trey Songz e Jason Derulo sono tutti abili professionisti, capaci di farsi strada con pezzi alla moda e lascive mosse di ballo, studiate per mettere in mostra l'addominale scolpito di fronte al pubblico femminile. Proprio il palestratissimo Derulo, giusto l'anno scorso, sentenziava che "il songwriting è come un muscolo, più lo eserciti e meglio ti viene". Se lo dice lui...

Ad Usher la professionalità in materia musicale non manca, e anche se il suo nome s'è fatto fisiologicamente meno influente in classifica rispetto ad un tempo, ascoltare questo suo ottavo album di studio "Hard II Love" lo conferma come il naturale "papà" del genere. I suoi lavori sono permeati da un navigato savoir faire e da un insistente perfezionismo nella cura del suono e nell'uso della voce; l'iniziale "Need U" (con la mano di Paul Epworth) è a tutti gli effetti un buon pezzo a metà strada tra l'r&b da classifica e sonorità di gran classe, mentre la jacksoniana "Missing U" si costruisce su un sample preso in prestito dagli Steely Dan di "Gaucho", e innegabilmente il pezzo funziona una meraviglia.
Molto bella anche l'intima atmosfera electro di "Down Time", ma la palma va al momento sul quale meno si sarebbe scomesso: nei suoi otto minuti e mezzo di durata, "Tell Me" cavalca desertici scenari post-apocalittici, a metà strada tra le desolazioni sintetiche dell'"808 & Heartbreak" di Kanye West e quella "Pyramids" di Frank Ocean che tanto ci ha fatto viaggiare con l'immaginazione negli ultimi anni.

Ma questo purtroppo non fa di "Hard II Love" un disco memorabile nel suo insieme, dal momento che, sulla lunghezza di 15 tracce, la formula finisce anche col ripetersi tramite una serie di pezzi tanto ben confezionati quanto privi di mordente o emozione - che poi, a conti fatti, è sempre stato il tallone d'Achille dell'autore. Tra lo sfarzo della produzione e l'attenzione al dettaglio, Usher è troppo impegnato a levigarsi le rughe e strusciarsi con la bella di turno per dare nuova aria a quel che già si sa; i "porcellonici" saltelli di "Bump", e momenti di puro urban-r&b quasi rappati, come "Let Me" e "Make U A Believer", sono pezzi di ordinaria amministrazione già sentiti qualche anno fa dalla bocca di Jeremih, Drake o The Weeknd, mentre gli ennesimi flirt con l'hip-hop mostrano una formula eternamente uguale a sé stessa - gli ospiti a questo giro sono Young Thug su "No Limit" e Future su "Rivals".

Così, la formula di Usher si ferma ancora una volta a metà strada: mai esuberante come il suo idolo Michael Jackson, e allo stesso tempo quasi sempre troppo levigata per poter impugnare l'arma del soulman e dar vita a qualche momento che vada oltre lo stiloso. Il suo sarà pure un nome di spicco nel contemporaneo panorama r&b, ma di questo passo la sua stella potrebbe infilare un naturale declino con l'arrivo di nuovi giovani - musica come questa, solitamente, non cattura i clamori critici che tutt'oggi riscuotono i coetanei dell'era neo-soul quali D'Angelo e Maxwell.
"Hard II Love" scorre bene, diversi pezzi funzionano nei club, ma come ascolto non è assolutamente trascendentale. Avrebbe almeno potuto sostituire la bonus track "Champions" (un orrido pezzo dai toni pacifisti in coppia con Rubén Blades apparso sulla colonna sonora del film "Hands Of Stone") con quella "Good Kisser" rimasta inspiegabilmente inedita: non sarebbe stato abbastanza per risollevare le sorti dell'intero album, ma almeno avrebbe mostrato a tutti che, quando si tratta di mettere in piedi un pezzo piacione ma di classe e una sezione ritmica da novanta, Usher sa ancora il fatto suo.

23/09/2016

Tracklist

  1. Need U feat. Pryinanka Chopra
  2. Missing U
  3. No Limit feat. Young Thug
  4. Bump
  5. Let Me
  6. Down Time
  7. Crash
  8. Make U A Believer
  9. Mind Of A Man
  10. FWM
  11. Rivals feat. Future
  12. Tell Me
  13. Hard II Love
  14. Stronger
  15. Champions feat. Rubén Blades




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