Big Hogg

Gargoyles

2017 (Bad Elephant Music)
prog-folk-rock

L'unica fonte di sopravvivenza della musica rock contemporanea resta l'ostinazione e la caparbietà di alcuni musicisti nell'inseguire un sogno, che non sia succube del paradigma del successo o dell'acclamazione.
In quest'ottica, il panorama musicale odierno è più ricco di quanto sia dato pensare. Al di là della considerevole iperproduzione, ci sono infatti proposte di spessore che non necessariamente fanno parte di una scena, e una di queste proviene dal più grande agglomerato urbano scozzese, ovvero Glasgow.

Giunti al secondo album, i Big Hogg sono una band di sei elementi che fonde folk, jazz, psichedelia, progressive rock e Canterbury, con uno spirito anni 60 e 70 che incrocia la West Coast e i primi germi glam. "Gargoyles" mette inoltre in scena un'eccellente caratura tecnica, che impreziosisce le variabili armoniche delle tredici tracce, al punto da suonare spesso e volentieri come un classico del rock ritrovato negli scaffali di un polveroso e dimenticato negozio di dischi. Ospite d'eccezione Lavinia Blackwall dei Trembling Bells, il cui supporto si estende anche a estemporanee nei loro concerti, in tandem con il compagno di cordata Mike Hastings.

Il nuovo album dei Big Hogg è un puzzle interattivo, capace di assumere forme e colori diverse; che siano le pulsioni più folk-pop e prog di "Solitary Way" o le sognanti atmosfere alla Kevin Ayers di "Drunk On A Boat", tutto scivola via con una classe e un'autorevolezza inconsuete, ogni brano possiede la sua peculiarità e la sua ragion d'essere.
Gli aromi più blues dell'esordio sono leggermente dietro le quinte, pronti ad accogliere le articolate strutture compositive di "The Beast", un brano sorretto da una sfavillante sezione fiati che sembra sbucare dai primi album dei Chicago, con il cantato di Sophie Sexon pronta a immergere il tutto in un'atmosfera goth-dark che lotta a colpi di chitarra (splendido assolo) e tromboni contro l'incessante sezione ritmica. Quando il piano introduce le digressioni jazz-prog di "Augogo", è impossibile non pensare ai Caravan o ai Camel, pur se le inclinazioni restano più folk grazie al duetto delle due voci di Sophie e Lavinia; una magia creativa che si rinnova nella più ipnotica e psichedelica "Devil's Egg", tra wah-wah e atmosfere da acid-trip.

I Big Hogg rimarcano con autorevolezza le scelte della scena Canterbury di opporre all'energia del rock'n'roll una raffinata e ricca perizia tecnica. Le interazioni di funk, prog-rock e jazz di "Vegan Mother's Day" o la profondità timbrica blues-prog di "Star Of The Show" sono autentiche perle di bravura e intuito creativo.
Anche gli interludi strumentali hanno più di un motivo di pregio, che siano le interazioni tra folk-goth, musica medievale e western psichedelico di "Laudation" o i toni austeri di "Waiting For Luigi" e "Oh Mercy", si ha la piacevole impressione che ogni tassello sia parte di una coreografia sonora ben definita.

Album ingegnoso nella sua costante mutevolezza stilistica, "Gargoyles" alterna corpose strutture liriche e armoniche dal piacevole retrogusto blues ("Gold And Silver") a maliziose canzoncine folk quasi infantili, ("My Banana" - di cui sconsiglio l'uso didattico) in un vortice stilistico cangiante. Ed è alquanto piacevole e confortante che nel cinquantenario di "Sgt. Pepper's Lonely Heart Club Band" ci siano ancora musicisti che si dilettino con quella stessa duttilità musicale ricca d'inventiva che per più di un decennio sovvertì i canoni della musica popolare.

18/05/2017

Tracklist

  1. Solitary Way
  2. Vegan Mother's Day
  3. Augogo
  4. Laudation
  5. Star Of The Show
  6. Drunk On A Boat
  7. Waiting For Luigi
  8. The Beast
  9. Gold And Silver
  10. Mercy
  11. My Banana
  12. Devil's Egg
  13. Little Bear


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