C'è molta attenzione intorno al primo album della band londinese, scelto lo scorso aprile come disco del mese dagli store Rough Trade della capitale albionica, proprio in corrispondenza del trafficatissimo Record Store Day.
"Love In The 4th Dimension" rappresenta una sorta di greatest hits di tutto ciò che le Big Moon hanno saputo realizzare nei primi due anni di vita: un'invidiabile sfilza di singoloni che rinnovano la miglior tradizione indie-pop/alt-rock inglese, con un occhio attentamente rivolto agli anni 90 di Breeders e Belly.
Band tutta al femminile, e i malevoli potranno leggerla come apparecchiata a tavolino, di sicuro ben congegnata per attirare l'attenzione, con la giovane Juliette Jackson a vestire i panni della frontwoman, chitarra a tracolla e microfono aperto, spigliato atteggiamento garage e riuscito mix di belle melodie e deviazioni post-grunge.
Un compendio succulento, a partire da quella "Sucker" che nell'estate del 2015 sancì l'esordio ufficiale delle Big Moon, e da lì è possibile riascoltare in sequenza i singoli disseminati finora, dalle più intimiste (ma cammin facendo prendono giri) "Cupid" e "Formidable" all'energica "Silent Movies Susie", fino all'avvolgente "The Road" che apriva l'omonimo Ep del 2016.
Fra ritornelli killer, coretti appiccicosi, melodie cullanti spesso intrise di malinconia ("Zeds") e vitaminico guitar-rock venato di teen spirit ("Pull The Other One"), le quattro musiciste rinnovano l'atmosfera delle college radio di vent'anni fa puntando su strutture rotonde e orecchiabili ("Happy New Year", "Bonfire"), con il risultato (voluto) di apparire come una versione edulcorata delle Savages: toste senza voler essere troppo barricadere.
In commercio c'è un'edizione con quattro bonus track che si aggiungono alle undici di base, fornendo un quadro ancor più completo sulle quattro signorine: vanno segnalate almeno la sana elettricità di "Eureka Moment" e le minimaliste atmosfere d'antan racchiuse nella conclusiva "Something Beautiful", perfette per chiudere il cerchio.
19/05/2017