Blut Aus Nord

Deus Salutis Meæ

2017 (Debemur Morti Productions)
black-metal

Blut Aus Nord è il nome del progetto black-metal francese nato nel 1993 per volontà del misterioso Vindsval, il quale insieme al batterista W.D Feld e al bassista Ogat pubblica inizialmente alcuni dischi dai connotati ambient ed evocativi. Parliamo di lavori come "Ultima Thulée" e "Memoria Vetusta I Fathers Of The Icy Age”, caratterizzati da arie melodiche e orchestrali ad ampio respiro; con il nuovo millennio, però, le carte in tavola cambiano, e prima con "The Mystical Beast Of Rebellion", e poi soprattutto con quello che molti considerano il loro capolavoro, ovvero "The Work Which Transforms God", il suono si fa ben più oscuro e duro, assumendo derive industriali e noise con non pochi elementi di contatto con i Godflesh, tradotti però in un contesto sempre black-metal.

Da allora di acqua ne è passata sotto i ponti, e le due nature della band si sono manifestate a più riprese, tra il proseguo della serie "Memoria Vetusta", oggi arrivata al terzo capitolo, e la trilogia sperimentale di "777", conoscendo anche derive death/black con gli Ep legati al trittico chiamato "What Once Was…", non risparmiandosi numerosi singoli, split e album collaborativi (tra cui "Triunity" con i conterranei P.H.O.B.O.S., disco che ha visto l'arrivo del batterista italiano Gionata Potenti aka Thorns in seno alla formazione), per una discografia imponente e dalla qualità spesso alta.
Arriviamo quindi ad oggi e alla pubblicazione di "Deus Salutis Meæ" per la ormai fidata etichetta francese Debemur Morti Productions, label simbolo di un certo modo di intendere il black-metal più sperimentale di stampo transalpino e non solo. Un album che mette da parte il drumming umano usato recentemente nel già citato "Triunity" e nel terzo capitolo di "Memoria Vetusta" chiamato "Saturnian Poetry", riportando in scena i suoni meccanici e monolitici della drum machine, immersa in un'atmosfera dalle caratteristiche doom dove le chitarre distorte e pesanti s'infiltrano tra synth sinistri e vocals pesantemente filtrate e glacialmente demoniache.

"δημιουργός" è l'introduzione ambient al disco dotata già di arie oscure ed evocative, pronte a portarci verso la cerimonia magistrale chiamata "Chorea Macchabeorum", un tripudio di melodia spettrale e sintetica, colpi cadenzati, e cantato che non è di questo mondo, mentre "Apostasis" chiama in causa elementi legati alla tradizione quali la doppia cassa e i fraseggi dal gusto scandinavo, inseriti però in un contesto dissonante e industriale tipico dei Nostri. "Abisme" riprende in parte la natura più ariosa ed emozionale del gruppo, inserendola in una marcia epica e asfissiante, e la conclusiva "Métanoïa" chiude il tutto tra claustrofobie ossessive e versi malevoli, conoscendo nella sua seconda parte cacofonie crudeli.

Un disco oscuro e monolitico, dove un certo clima esoterico stabilisce un'atmosfera grandiosa e modulata tra vari elementi appartenenti alla lunga carriera della band, mantenendo però una coerenza di fondo permessa dalla continua presenza di un pathos nero come la pece, e di un drumming meccanico e distaccato, ma allo stesso tempo epico e trascinante. Se è vero che nulla di prettamente nuovo per gli ascoltatori di lunga data dei Nostri viene qui introdotto, va però analizzato come tutto suoni qui ancora più potente e saldamente legato in un percorso dai momenti ben organizzati tra attacchi selvaggi, lente marce e intermezzi evocativi. Il risultato è uno degli episodi in assoluto più convincenti della loro discografia, segno di come ancora Vindsval e soci non abbiano intenzione di fermare la loro inarrestabile produzione. Uno dei momenti migliori per il metal, e non solo, del 2017, consigliato a ogni amante del black-metal più sperimentale e moderno, ma non solo. 

16/11/2017

Tracklist

1. δημιουργός
2. Chorea Macchabeorum
3. Impius
4. γνῶσις
5. Apostasis
6. Abisme
7. Revelatio
8. ἡσυχασμός
9. Ex tenebrae lucis
10. Métanoïa

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