Poi c’è Mark Stewart, che riesce in un sol colpo a invertire questa tendenza, un fendente ben assestato e tutto è rimesso in discussione. D’altronde, l’artista di Manchester è davvero uno che ha una marcia in più e già con lo scorso Reform Club lo si era intuito. Così, a ben cinque anni dallo stesso, il patto d’acciaio tra l’etichetta olandese e l’artista inglese sconvolge l’ecosistema musicale con impeto straordinario.
"Exhilarator" è la creatura polimorfa del talento di Stewart, che affonda le sue zanne nell'ambient digitale (“Portrait”), nell'armonia da colonna sonora di “Through The Cosmos” e “Sunshine”, ingurgita un composto di acidi e allucinazioni (“Kozyrev’s Mirror”, “Amino Acid”) esplora con maniacalità i territori più oscuri dell’anima dell’artista mancuniano (“Bite The Hand”, “Another Life”), spinge sull’acceleratore neuronale con certi bassi marziali di un sound supersimmetrico in “Guardian Angel” e “Ageless Eye” che ha in mente soltanto lui.
Un lavoro inumano, ma anche no, anzi al contrario è un disco strabordante di umanesimo, che sprizza raggi di luce nelle tenebre della psiche umana. Congratulazioni, Mr. Stewart. Nel 2017 è ancora bello parlare di “classico”.
(07/12/2017)