recensioni / 2017

Diagrams

Dorothy

2017 (Bookshop)

chamber-folk, folk-pop

di Lorenzo Righetto

6.5

Una storia che certamente solleticherà la fantasia di più di un regista indipendente, quella della gestazione di questo "Dorothy": Sam Genders, ex-Tunng, ora Diagrams, legge qualche anno fa "Tall Woman Looking", la prima raccolta di poesie di un'anziana architetto/designer dello stato di Washington, Stati Uniti, Dorothy Trogdon. Una delle poesie diventa subito una canzone dei Diagrams, e così Sam si decide a contattare Dorothy, che lo riceve nella sua casa delle isole Orcas, a nord di Seattle.

Il risultato di questo sodalizio è proprio "Dorothy", un personaggio che emerge in modo tangibile dalle canzoni del disco, prestando l'aura della sua intelligenza al naturalismo trascendente, così come al prosaicamente mondano, che segnano il passo di queste ultime. L'approccio di Genders all'arrangiamento dei brani è felpato, rispettoso all'estremo (fino a far concludere il disco a uno spoken word in reprise di Dorothy) di quanto deve essere stato creato con una chitarra e quattro occhi, e perciò "Dorothy", nel bene e nel male, non ospita quasi traccia di elettronica, molte meno percussioni, e in generale suona molto più coerente nella sua estetica spirituale.
In questo nuovo, più concentrato canovaccio sonoro, spicca il talento di scrittura, da sempre indiscutibile, di Sam, che sa giostrare tra un cantautorato romantico post-Buckleyano nel quasi a-cappella di "Crimson Leaves" e un chamber-folk sinfonico come "Winter River", che potrebbe venire da un giovane compositore post-"Illinoise" come Ludwig-Leone (da notare anche la coda morriconiana). Concedendosi infine un brano da playlist "indie-folk" come "Motherboard", e una coda britpop/Beatles-iana per "I Tell Myself".

Tutto però all'insegna di una cifra espressiva che ha il raccoglimento come stella polare, e tradisce quindi un'aspirazione che è del tutto comprensibile ma non è del tutto corrisposta dal contenuto di questo disco, abile anche a sfuggire a cliché di scrittura ("It's Only Light"), ma che non trova ancora tracce davvero fuori dall'ordinario.