Dine Doneff

Rousilvo

2017 (neRED/ECM)
folk, etno-world, jazz-prog

Oh, il sole tra le montagne, ascolta madre
Oltre le montagne, i verdi campi, ascolta madre…
(Antico canto macedone)

Un album strano, originariamente uscito nel 2010, viene ristampato e portato alla attenzione internazionale da ECM. L’autore è un contrabbassista tedesco autodidatta, di origini macedoni, che vive a Tessalonica: Dine Doneff il quale, sotto lo pseudonimo di Kostas Theodorou, è operativo sin dagli anni 80 in Grecia, e dal 2001 membro fisso dell’ensemble Savina Yannatou & Primavera en Salonico, dove trova una certa notorietà e incide per l’etichetta di Manfred Eicher ECM, che distribuisce anche questo album. Successivamente registra e si esibisce con diverse formazioni e situazioni, dimostrando un sensibile eclettismo musicale, che lo porta perfino a incidere per sola chitarra classica. Il complesso background e ambiente nel quale Doneff si muove e ha vissuto, le miriadi di influenze proprie di una terra da sempre di confine, sferzata dalla storia, si concretizzano in questo album, dove Doneff vaga, tra reale, simbolico e immaginario in un piccolo villaggio semi-abbandonato dei Balcani, le sue nebbiose memorie, le umide pareti delle case fatiscenti avvolte da abbracci di edere scure.

Canti corali di antichissima memoria, suoni concreti, echi di jazz balcanico che suonano come un conforto, reportage dei sopravvissuti, echi di lingue non più parlate. Dialetti sussurrati con pudore, perduti nel tempo e nella storia. Guerre e ancora guerre. I brani sono reportage, a cominciare dalla stessa Rousilvo, antico nome slavo per il villaggio macedone di Xanthogeia, 24 sperduti chilometri a nordovest di Edessa. Alla fine della guerra civile greca (1946-1949) la maggior parte delle donne del villaggio furono lasciate sole per il resto della loro esistenza, perché i loro uomini erano stati uccisi o esiliati. Dal 1986 il villaggio è completamente disabitato. Un tema che sarebbe caro a Diamanda Galas.

Le canzoni narrano le storie delle donne di Rousilvo: storie di quotidiana alienazione. “Mirka”, dominata dai bei vocalizzi di Martha Mavroidi e Lizeta Kalimeri, è la vicenda di un’insegnante, particolarmente attiva come partigiana contro le forze d’occupazione nazista: fu la prima donna condannata a morte nella Grecia moderna, nel 1946. Durante la sua ultima notte trascorsa rinchiusa nella sua cella, si mise a cantare. E si narra che continuò a farlo anche sul furgone che la condusse al patibolo.
Versi da un toccante dramma dell’autore Jannis Thomas, “Penelopes of Xanthogeia”, pervadono in più parti questo album ispirato, che racconta una storia, quella delle minoranze slave in Grecia, uguale a tante altre in quella terra di sofferenze, ma singolare al tempo stesso per il richiamo ad archetipi universali. Il brano che ne prende il nome sembra quasi un jazz/prog alla Colosseum, con tempi ricchi di accenti spigolosi e aperture suggestive. “Oblivion”, più cameristico, offre il destro a flauto e fiati per un impasto timbrico di notevole caratura. Elegiaco e sommesso “Implacable Grief”.

Nella musica, quasi incidentale, Dine Doneff, in dieci brani spezia il rarefatto jazz cameristico con suoni folkloristici, cori balcanici, narrativi, field recordings, musiche tradizionali così dense di influenze: oud, ottoni, fiati, fisarmoniche, tablas e percussioni, accompagnato da alcuni tra i migliori musicisti dell’area, regalandoci un album elegiaco, un requiem sentito e di straordinario impatto emotivo.

31/03/2018

Tracklist

  1. Narrative
  2. Penelopes of Xanthogeia
  3. Oblivion
  4. Mirka
  5. Natsko
  6. Requiem
  7. Ajde Sl'ntse Zajdi
  8. Apatris
  9. Kaimaktsalan
  10. Implacable Grief
  11. Song of the Unquietness
  12. As a Story

 

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