Don Bryant

Don't Give Up On Love

2017 (Fat Possum)
soul

Se prima di leggere questo scritto avete curiosato su Wikipedia, avrete notato che per la famosa enciclopedia virtuale la vita artistica di Don Bryant si riassume in due righe striminzite, dove l’unica nota di merito sembra essere quella di aver sposato Ann Peebles. Senza dubbio è un profilo iniquo ed eccessivamente parziale, che non rende merito a un artista dalle molteplici qualità.
Nato a Memphis (Tennessee) ben settantacinque anni fa, Don Bryant ha dedicato la vita alla musica, cominciando all’età di cinque anni nel coro di una chiesa, approdando poi alla corte di Willie Mitchell con la sua band The Four Kings, diventando ben presto una delle firme più importanti della scuderia della prestigiosa etichetta Hi Records, nonché co-autore della celebre “I Can’t Stand The Rain”.

Il ritorno sulle scene avviene grazie alla Fat Possum, che dopo aver ristampato nel 2012 l’album d’esordio “Precious Soul” (1969), offre al musicista la possibilità di rispolverare la passione per il soul, accantonando le più recenti esperienze discografiche gospel. Per l’occasione il musicista ha chiamato vecchi amici e veterani del Memphis-soul per un progetto che ai più distratti potrà apparire l’ennesima proposta vintage, mentre ai più attenti e scaltri amanti della black music suonerà come una piccola rivincita morale nei confronti degli innumerevoli ed esangui soulsinger moderni, che di quella stagione d’oro della musica nera conoscono solo leggende e manufatti discografici.

Con l’aiuto dei vecchi amici della leggendaria sezione ritmica della Hi Records (ovvero Charles Hodges, Archie “Hubbie” Turner e Howard Grimes), e di due  terzi della sezione fiati della Gregg Allman Band (Marc Franklin e Art Edmaiston), Don Bryant trasforma ogni canzone in un’esternazione dell’anima. Per il musicista il termine soul infatti non identifica un genere musicale ma una condizione spirituale, la stessa che ha reso personaggi come James Brown, B.B. King, Al Green o Otis Clay delle vere e proprie icone. Ed è con questo soffio vitale che il musicista affronta le dieci tracce dell’album, un progetto che egli dedica alla sua compagna Ann Peebles.

Pur se composto in gran parte da canzoni originali, “Don’t Give Up On Love” si apre con un brano di O.V. Wright “A Nickel And A Nail”, al quale spetta il compito di contrassegnare gli elementi stilistici dell’album con una perfezione e uno swing vocale-strumentale che tolgono il respiro. Organo, fiati e una brillante sezione ritmica sottolineano con classe un percorso musicale ricco di piacevoli deja-vu, passando dal trascinante groove di “Something About You” alla sensualità funky-soul di “One Ain’t Enough” con una passionalità che non è solo frutto di mestiere o routine.
Il suono si fa ancora più intenso quando Don Bryant pone l’accento su toni più gospel, come nella romantica title track, nell'appassionata rilettura di “It Was Jelaous” (in passato cantata da Otis Clay e Ann Peebles) o nell’intensa ”How Do I Get There?”.

Senza alcun dubbio ogni volta che la musica affronta il complesso archetipo dei ricordi, c’è il rischio che l’effetto-nostalgia prevalga, accentuandone l’effettiva valenza, ma nel caso di “Don’t Give Up On Love” non si tratta di un effimero viaggio nella memoria, questa volta sembra proprio che il tempo si sia fermato.

25/05/2017

Tracklist

  1. A Nickel And A Nail
  2. Something About You
  3. It Was Jealousy
  4. First You Cry
  5. I Got To Know
  6. Don't Give Up On Love
  7. How Did I Get There
  8. One Ain't Enough
  9. Can't Hide The Hurt
  10. What Kind Of Love




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