Elettronoir

Suzu

2017 (Goldmine)
new wave, alt-pop
6.5

I romani Elettronoir, fondati nella prima metà dei 2000, debuttano con lo spartano e sperimentale “Dal fronte dei colpevoli” (2005), innervato da quattro sorgenti stilistiche: cavatine per piano, basi techno-jungle, meste cantillazioni in trance, spezzoni di dialoghi di film. Più pop il singolo “Diva” (2007), cui segue il transitorio Ep di cover e scarti “102006” (2007), comunque utile a chiarire il loro debito verso il Ferretti languido del periodo Csi. Con “Non un passo indietro” (2008) il complesso continua a vagare per il suo calvario psicosociale, a un tempo più lugubre e più ballabile (“Qui non si muore”, “La ballata della violenza”, “Berliner”). Troppo esteso e monotono suona invece il ciclo di canzoni “E che non se parli più” (2014), a chiudere un’ideale trilogia.

Tutt’altro acchito, preciso e ragionato fino all’essenzialità, pervade “Suzu”, anzitutto nel respiro compatto della tracklist, e nella maestosità della loro concezione. Soprattutto, dopo svariati cambi di line-up, ora il complesso si focalizza come mai prima attorno ai due membri storici, Marco Pantosti e Georgia Lee, e alle rispettive competenze.
Pantosti è deputato al solito rosario pianistico da Tenco ammalato d’oblio tecnologico: “Divisione Satie” (coerentemente col titolo, un ibrido di musica da camera e avanguardia elettronica), “La seduzione di Eva”, “La dedica”. Dall’altro lato Georgia Lee quasi gli ruba la scena, alzando il ritmo fino a far progredire di una tacca l’antica wave italica, a partire dal calzante preambolo crepuscolare di “Tracciante”, a sfociare in techno alla Giuni Russo, un po’ shuffle sensuali e un po’ mantra tibetani, “Postal Market” e “Resonance”. Il maggior fascino, però, lo ottiene “Guernica”, spartita tra invocazioni maghrebine, percussioni rumorose e instabili e fluttuanti droni elettronici.

Album scisso, dunque, che il finale peraltro non rimargina (la title track strumentale si limita ad abbassare genericamente i toni), scarso nell’innovazione del suono, ma nient’affatto forzoso, cementato da Maurizio Sarnicola - basso aggiunto e soprattutto co-direttore artistico - essenziale nell’esaltare sapidamente intonazioni poetiche che sanno di amori traviati più che d’ingiustizie sociopolitiche. A più di dieci anni dalla nascita del progetto, questo è il loro consuntivo, consuntivo scheletrico, zombiesco, qui e là tentato dalla depressione, e mai, comunque, dalla disperazione. Per appassionati di ferro d’esistenzialismo e spleen, ma un ascolto fa bene un po' a tutti.

03/01/2018

Tracklist

  1. Divisione Satie
  2. Tracciante
  3. Postal Market
  4. La seduzione di Eva
  5. Guernica
  6. Resonance
  7. La dedica
  8. Suzu

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