Emma Gatrill

Cocoon

2017 (Flau)
chamber-folk, songwriter

Dalla natia Inghilterra “in fuga” verso il Giappone, alla ricerca di nuova linfa e di uno slancio diverso per la propria musica: l'austero minimalismo dell'esordio doveva ormai stare stretto a una delle voci più sensibili e intraprendenti del Willkommen Collective, a una polistrumentista assetata di stimoli e influenze, che negli ultimi ha colorato con i suoi contributi musicali un numero notevole di dischi e progetti. Come la sua collega Rachael Dadd, altra “vagabonda” di lusso del vastissimo panorama folk inglese, anche Emma Gatrill ha deciso di tagliare i ponti con la madrepatria e trovare una nuova dimora presso la giapponese Flau, etichetta specializzata in pubblicazioni delicate e dalle giocose tinte pastello.
A conti fatti, si tratta proprio dell'ambiente ideale per la nuova direzione artistica intrapresa dalla cantautrice, che in “Cocoon” viene illustrata sin dall'incipit, e così lungo tutti e dieci i brani della collezioni. Il titolo, involontariamente o meno che sia, rivela molto del processo creativo che ha ispirato il nuovo disco: nonostante “Chapter I” rivelasse un'autrice tutt'altro che alla prime armi, quanto anima il secondo album esprime il salto di qualità effettuato dalla songstress, che si è come liberata dal bozzolo che la conteneva e si è librata in volo, lasciando esprimere senza alcun freno la propria fantasia. E in effetti, in questa briosa collezione di folk delle favole, fantasia è proprio il termine che meglio si presta per descriverne gli sviluppi e la varietà espressiva.

Si evitino al solito scomodi e immotivati paragoni con Joanna Newsom: nonostante l'aspetto favolistico/gotico degli arrangiamenti possa portare a trarre simili assonanze, e l'arpa mantenga nuovamente la sua centralità esecutiva nella maggior parte dei brani, il modo in cui Gatrill sfrutta questi elementi la tiene a debita distanza dalla collega statunitense, in ogni caso sempre più lontana dalle fantasmagorie barocche di “Ys”.
In particolare le interpretazioni, sempre molto posate e sobrie, e la maggiore linearità dei registri melodici, talvolta vicini alla ricorsività del folk britannico o a una struttura più classica nell'assetto, chiariscono la distanza che separa le due musiciste.
Detto questo, non si pensi affatto a un disco composto da canzoni prossime alla tradizione o in ogni caso alle derivazioni del nu-british folk. Anche laddove il contatto è più avvertibile, la cantautrice fa presto a deviare dal terreno battuto per rimarcare la propria personalità compositiva e strutturare i brani in mini-suite dall'evoluzione imprendibile.
“Odd Ones Out” rappresenta quasi il paradigma del nuovo corso di Gatrill, impostandosi inizialmente come eterea declamazione da cantrice new age, prima di prendere tutt'altra direzione e inserire tra il dialogo voce-arpa sottili organi in filigrana, assoli di violino e una massiccia chitarra country-blues, a strutturare una sorta di giga avantgarde. “Wild Waters” di suo tiene fede all'atmosfera selvaggia emanata dal titolo e si diverte a simulare la forza impetuosa delle mareggiate attraverso un arrangiamento lunare dalle forti tinte goth-folk, denso di cadenzate linee d'arpa, splendidi contributi di clarinetto (suonato dalla stessa musicista) e mutazioni armoniche di peso, che spostano l'evoluzione del brano in zona progressive.

Nel mentre c'è il tempo per deliziosi bozzetti naturalisti densi di una suadente coralità (“Robin”, con le vibranti coloriture vocali a subentrare quando è proprio il testo a specificare una maggiore corposità sonora), sinistre romanze dal minaccioso afflato cameristico (“Philomela”, in cui la diafana voce dell'autrice riprende il modulo di base in un crescendo di pathos sonoro e potenza ritmica), più tenere ballate in cui emerge nuovamente l'essenzialità musicale dell'esordio (il binomio finale “Eliza Harora” - “Cast Out”, quest'ultima lenta ninnananna contrappuntata da parche striature di archi e qualche timido drone di sottofondo).
Da qualunque lato lo si prenda, “Cocoon” delinea una crescita formidabile, una sicurezza nei propri mezzi che non soltanto pone Emma Gatrill in una posizione di rilievo nell'attuale panorama folk d'Albione, ma a suo modo candida l'album a potenziale ispiratore di un rilancio di modalità espressive finite nel dimenticatoio o comunque rimaste accantonate. Il tempo dirà se e come si manifesterà quest'influenza, per adesso questo scrigno delle favole scaglia lampi d'incanto in un 2017 in cui la magia è stata assente illustre.

01/08/2017

Tracklist

  1. Skin
  2. Robin
  3. Wild Waters
  4. Odd Ones Out
  5. Space
  6. Cocoon
  7. You
  8. Philomela
  9. Eliza Harora
  10. Cast Out


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