Le orecchie electro più aguzze lo scorso anno si saranno accorte con ogni probabilità di un'uscita particolare, anomala sia per il circolo da cui emerge (i Caraibi in luogo delle più "egemoniche" capitali nord-europee) che per l'indefinibilità del genere che presentava. "Bird Sound Power" è un disco multi-strato che, dietro una sottile facciata dancehall, nascondeva una complessa e inafferrabile tessitura digitale, piena di rimandi e screziature inusuali, più prossime all'ambient e al glitch che a facili strategie-cliché orientate al dancefloor.
Ma chi sono questi Equiknoxx?
Il collettivo aperto, i cui elementi in performance variano costantemente ma sempre incentrati attorno ai membri fissi Gavsborg e "Time Cow", ha origine in una città tremendamente importante, per quanto spesso dimenticata dai più, per la storia dell'elettronica popolare, ovvero Kingston. Nella capitale del dub e delle sperimentazioni di King Tubby e Lee "Scratch" Perry, il gruppo cominciò a circolare come producer fin dal 2005. Le composizioni vere e proprie sono sporadiche e non sono quasi mai pensate per l'incisione su disco.
Nel 2012, sempre a Kingston, incontrano un dj e produttore polacco in trasferta, 27Pablo, che li invita a suonare al suo club reggae in Polonia. A sorpresa, gli Equiknoxx accettano e si esibiscono a Ostróda per la prima volta da "protagonisti" e non da produttori, portando con se un improvvisato Ep, "Equiknoxx Introduces Masicka To King Tubby".
I nostri torneranno poi nuovamente a Kingston - una città con cui percepiscono un legame viscerale - e meditano in maniera più coerente la possibilità di un percorso come musicisti. Le personalità riflessive e colte di Gavsborg e Time Cow, tuttavia, portano immediatamente il progetto Equiknoxx alla larga dai prevedibili escamotage del genere, e cominciano a elaborare pezzi inediti con uno spirito più orientato alla ricerca sonora che ai club di massa. Le tracce che ne emergeranno ricevono l'attenzione dei Demdike Stare, che li accoglieranno nella loro label con quella raccolta intitolata, appunto, "Bird Sound Power".
"Colón Man" esce quindi formalmente come il primo album vero e proprio (o il primo pensato dal principio in quanto tale) e presenta di conseguenza un suono fisiologicamente più omogeneo ma legato palesemente all'umore del predecessore.
In particolare, "Colón Man" - il titolo fa riferimento ai "Gästarbeiter" giamaicani rientrati dalla costruzione del canale di Panama - mantiene intatta quella seducente ambiguità di fondo che altalena continuamente, spesso nello spazio della stessa traccia, tra torridi stimoli e bassi dancehall e astratte architetture digitali.
Lungi dal rischio di eccessiva cerebralità o intellettualizzazione di sorta, l'album scorre in un semiserio equilibrio tra ballabilità e sperimentazione.
"Heathen Emissaries From The Dens Of Babylon" e "Plantain Porridge" finiscono necessariamente nell'estremità più club-friendly del lotto, cosiccome la sporca "Melodica Badness", cui contribuisce la melodica di Addis Pablo, nientemeno che il figlio del leggendario Augustus. Altrove prevale un giocoso lavoro di loop, campionamenti, bassi dub, calorose strutture digitali e finanche echi post-industriali.
In questo continuo rimescolamento di carte, infatti, emerge a ben vedere un tacito sostrato che rivela un legame sorprendentemente prossimo a quell'ambience electro-dark europea che tanto ha flirtato con l'estetica dub nell'ultimo decennio, dai Demdike Stare a Shackleton e Kuedo. "Flank", "Definitely Not Something Offensive" e soprattutto i toni esoterici di "We Miss You Little Jo" rivelano in chiaro quest'altro, più oscuro e indeterminato, potenziale del suono Equiknoxx.
Vivace, ibrido e meticoloso, il progetto Equiknoxx emana calore e freschezza, salta con disinvoltura e personalità da Kingston a Berlino, dal dancefloor all'elettronica d'avanguardia e, soprattutto, senza ostentare pose o velleitarismi di genere. Motivo in più per amare "Colón Man" e restare sintonizzate con le future imprese di Gavsborg e compagnia.
03/01/2018