Fast Animals And Slow Kids

Forse non è la felicità

2017 (Woodworm)
alt-rock

Arrivano da Perugia i Fast Animals and Slow Kids, la conferma vivente di quanto possa essere importante isolarsi in provincia per restare sé stessi ed evitare di contaminarsi troppo. Una band che quando non è in tour (ed è accaduto di rado negli ultimi quattro anni) continua a vivere nel polmone verde della nostra penisola, compone in riva al lago Trasimeno, e se decide di prendersi una vacanza si rifugia in Alaska oppure naviga per giorni su un fiume del Nevada, anni luce distante dai clamori dei talent e dai lustrini delle ribalte sanremesi.
Sin dal titolo scelto da Aimone Romizi e compagni per il quarto lavoro in studio, si percepisce una sorta di malinconia per un periodo che si sta chiudendo: così come Motta e Agnelli metabolizzano rispettivamente la fine dei vent’anni e l’addio al papà scomparso, “Forse non è la felicità” prosegue la saga dei dischi italiani incentrati sulla fine (in realtà la tendenza è internazionale, visti i temi trattati in alcuni fra i maggiori bestseller dello sorso anno, firmati Bowie, Cave e Cohen).

I Fast Animals And Slow Kids si pongono in scia, ma lo fanno come al solito a modo loro, facendo evolvere scrittura e suoni ma restando estremamente fedeli a loro stessi, senza rinnegare una virgola della verace irriverenza degli esordi, intraprendendo un percorso evolutivo che gradualmente li trasformerà in qualcosa di diverso, di più “adulto”.
Non che “Forse non è la felicità” sia un disco così distante da quanto già inciso in passato, ma chi li segue dagli esordi riconoscerà una lenta, graduale mutazione, noterà quanto la band che una volta ti mandava a cagare senza troppi complimenti ora apra maggiori spiragli di riflessione, prendendosi tutto il tempo che serve, condensando le influenze assorbite negli anni in un formato-canzone sempre più personale.

La condivisione di tanti palchi calpestati in giro per la penisola fa apparire dietro le pieghe di molte tracce le ombre dei primi Ministri (“Giorni di gloria”), dei Verdena meno urticanti (“Annabelle”, dove i chitarroni lambiscono il ricordo dei migliori Smashing Pumpkins), degli Zen Circus più rock oriented (la title track, del resto Appino produsse il loro primo album dopo averli visti ad Arezzo Wave), ma accanto a tutto ciò si scorgono in maniera nitida elementi nuovi.
La strutturata “Asteroide”, posta in apertura, è la traccia che meglio fotografa cosa siano oggi i Fast Animals: l’incipit strumentale introduce una canzone perfetta, che nel ritornello “apre” dannatamente bene, regalando nel testo molti nuovi slogan del gruppo.

I legami col passato simil-punk restano forti nell’energia di “Capire un errore”, i giorni trascorsi a spasso per il Nord America arrivano nitidi nell’intro di “Fiumi di corpi” (che poi decolla con decisione) e nella successiva “Montana”, altro bignamino del nuovo FASK pensiero.
L’introspezione prende invece il largo in brani come ”Tenera età”, “11 giugno” e “Giovane”, a dimostrazione di quanto sia vario il materiale offerto in questi 47 minuti che confermano il quartetto umbro come una delle realtà di punta del palcoscenico indipendente italiano.

Mi piacque tanto “Hybris”, ancor più nella sua trasposizione live, ma fra le pieghe di “Forse non è la felicità” ho trovato di nuovo gran bei suoni e storie bellissime, da respirare, da volerci entrare dentro, che i ripetuti ascolti sanno far lievitare, rendendole ancor più importanti e universali.
La felicità, quasi sempre, risiede nelle piccole cose: a volte basta un disco, magari soltanto una canzone, per trasformare - non dico una vita - ma una giornata sì. Se saprete prestare attenzione, un sorriso, o qualche briciola di felicità, questi solchi riusciranno a regalarveli.

14/02/2017

Tracklist

  1. Asteroide
  2. Giorni di gloria
  3. Tenera età
  4. Annabelle
  5. Fiumi di corpi
  6. Montana
  7. Capire un errore
  8. 11 giugno
  9. Ignoranza
  10. Giovane
  11. Forse non è la felicità




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