Flotation Toy Warning

The Machine That Made Us

2017 (Talitres)
baroque-pop, chamber-pop

La Talitres si conferma una delle etichette più "in forma" dell'anno, con la pubblicazione di un "ritorno" dei più sommessi, quello dei Flotation Toy Warning, una delle meteore dei primi Duemila, con il suo unico "Bluffer's Guide To The Flight Deck". Uno di quei dischi che, probabilmente, in un'altra epoca sarebbe rimasto perlopiù il ricordo segreto di quattro ragazzi, da rigirarsi tra le mani trent'anni dopo. Ma anche un disco di grande personalità, non certo uno di quei dischi "minori", di nicchia. "Deserter's Songs" dei Mercury Rev, "Ladies And Gentlemen We Are Floating In Space" degli Spiritualized, sono un paio di dischi di fronte ai quali quell'esordio non sfigurava, con un'estetica sonora vicina a quella dei Flaming Lips ma con un sottofondo ben più drammaticamente malinconico, Radiohead-iano (in questo ricordano i loro contemporanei, primi Midlake di "Bamnan And Slivercork").
Anche questo "The Machine That Made Us" ritrova la band, come se questi tredici anni non fossero passati, a riprendere il discorso iniziato a quei tempi, con un disco dal suono e dall'estetica fortemente personali e "alternativi", tanto da rappresentare quasi una boccata d'aria fresca in un mondo della musica in cui l'identità artistica sembra perdere valore.

Sicuramente ai Flotation Toy Warning non interessa troppo, nel bene e nel male, mettersi al passo con la musica attuale, e così "The Machine That Made Us" è una collezione di brani che forse amplificano l'agone emozionale dell'esordio, con un'enfasi che viene controbilanciata da un melodismo consapevolmente irriverente e dall'eleganza sfuggente degli arrangiamenti "riverberati", oltre che dall'estro dei cambi di ritmo ("Due To Adverse Weather Conditions, All Of My Heroes Have Surrendered"). C'è ancora l'uso del megafono, le interpretazioni vocali del songwriter Paul Carter al limite del lirico, ma soprattutto c'è una serie di giri melodici davvero da brividi.
Questa, si può dire, si apre con la progressione pianistica, Beatles-iana di "Everything Difficult Will Come To An End"; prosegue con la marcia nuziale Burton-iana di "A Season Underground" e poi con il chamber-pop corale di "I Quite Like It When He Sings", ancora dall'interpretazione orgogliosamente e consapevolmente barocca.

La passione per la musica spira per tutto il disco, ad esempio nella tirata sorniona, Reed-iana di "To Live For Longer Slides", con le sue maldestre sincopi trip-hop, con l'iniziale "Controlling The Sea" a dare l'impressione plastica di una rinascita, con il suo tenace crescendo melodico. Forse più diretto, più flamboyant del suo predecessore, e con qualche brano più debole in più ("King Of Foxgloves", "When The Boat Comes Inside Your House", la stessa, immancabile tirata finale "The Mongoose Analogue" non ha grande identità), "The Machine That Made Us" rappresenta comunque un grandissimo ritorno.

21/06/2017

Tracklist

  1. Controlling The Sea
  2. Due To Adverse Weather Conditions All Of My Heroes Have Surrendered
  3. Everything That Is Difficult Will Come To An End
  4. A Season Underground
  5. I Quite Like It When He Sings
  6. King Of Foxgloves
  7. When The Boat Comes Inside Your House
  8. Driving Under The Influence Of Loneliness
  9. To Live For Longer Slides
  10. The Moongoose Analogue

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