Gesu No Kiwami Otome

Daruma ringo

2017 (Unborde)
progressive-pop, art-rock, indie-rock

I Gesu no Kiwami Otome (ゲスの極み乙女。 la grafia originaria) sono stati fra i nomi più caldi della scena pop-rock nipponica dell'ultimo paio d'anni. Il secondo album, "Ryouseibai", ha piazzato ben quattro singoli in top 10, per poi entrare a sua volta al numero 1 nel gennaio del 2016. Non sono tanto i numeri a impressionare, quanto il fatto che a ottenerli sia stata una musica niente affatto semplice. I Gesu hanno portato in classifica un pop progressivo denso di stacchi classicheggianti, svisate jazz, geometrie math-rock, parti vocali spazianti dal rap alle più complesse armonie corali, chitarre alla Yes, basso fusion e chi più ne ha più ne metta. Da tempo musica così sofisticata non toccava la vetta di una qualsivoglia classifica.
Tutto bene, quindi, fino a quando il leader della band, Enon Kawatani, non è rimasto invischiato in una serie di scandali sentimentali che ne hanno quasi distrutto la carriera.
"Daruma ringo" è uscito con cinque mesi di ritardo proprio per lasciar sbollentire le polemiche. E se lo zoccolo duro se ne è giustamente infischiato, il grande pubblico giapponese, ancora sensibile a questo tipo di gossip malato, gli ha creato il vuoto intorno. L'album è appena entrato al numero 4, racimolando meno di un quinto di quanto fece "Ryouseibai" nella sua settimana d'apertura. Quanto basta per tirare avanti la baracca, anche a fronte di esibizioni dal vivo che stanno andando piuttosto bene, ma non quanto basta per dominare una scena.

Kawatani aveva tutti i presupposti per far svoltare la storia della musica giapponese e cambiare il gusto del mainstream locale, ma la strada appare a questo punto in salita. Certo la sua ambizione non è facile da arginare, tanto che si è dichiarato interessato anche a lavorare dietro le quinte per altri artisti (come ha già fatto in passato con gli Smap), ma non è certo che in quella veste avrà carta bianca come l'ha sui propri prodotti.
Chi vivrà vedrà. Intanto "Daruma ringo" è un altro centro per un autore che sembra non conoscere limiti (fra Gesu no Kiwami Otome e la sua altra band, Indigo la End, si parla di circa centoventi canzoni pubblicate dal 2013 a oggi).

"Shiawase ringo" ha una strofa frenetica dominata da rapide vignette pianistiche dal sapore jazz, suonate dalla prodigiosa tastierista Chan Mari, in contrasto a un ritornello più disteso dove entra la chitarra acustica. Kawatani è ben consapevole della qualità dei musicisti che si porta appresso e non manca di lasciare spazio a ognuno, facendo anche cantare degli stacchi alla batterista Hona Ikoka. Per Kyujitsu Kacho canta il basso, le cui progressioni fusion creano groove complessi e irresistibili, in più tratti praticamente degli assoli.
La sensazione di aver ripreso la band più o meno dove la si era lasciata si incrina però col secondo brano, "Kage Song", che copre tutto di sintetizzatori. Prima che i soliti ghirigori strumentali la inframezzino, sembra quasi un pezzo electropop. Meritevole il video, dove Kawatani appare prima con un cartone in testa e poi come un burattino che viene calpestato dai passanti, in aperta polemica con i media e il modo in cui l'hanno trattato nel corso degli ultimi mesi.

"Darumasan" è uno schizzo di cento secondi, ma geniale nella sua geometrica frenesia prog, con Kacho scatenato al basso. La follia prosegue in "Bou Tokyo", con Kawatani che parla-rappa senza riprendere fiato e le ragazze che vanno di onomatopee, ricordando ora lo scat delle grandi del jazz, ora i coretti della disco music. Per capire cosa succeda, fra linee strumentali che cambiano di continuo e vortici vocali, è richiesta non poca concentrazione.
Si riprende fiato con le orchestrazioni pastorali di "Id2", poi "Kokochi adeyaka ni" sembra fondere l'anima poetica e quella frenetica di Kawatani, studiando una base con ritmi spazianti dal drum'n'bass al math-rock, ma facendola sottostare a un canto in falsetto delicatissimo. Finalino tipicamente prog perché, fra suonare prog e non suonarlo, è sempre preferibile la prima opzione.

Colosso elettronico lungo otto minuti, "Ikenai Dance Dance Dance" ha il titolo che fa il verso a "Ikenai Dance", da "Ryouseibai", pur senza richiamarla nella musica. Si apre con un battito programmato e malinconici accordi di pianoforte, mentre il parlato di Kawatani descrive notti insonni, tormenti esistenziali e rimorso per aver urtato la partner con le proprie azioni. Nella seconda metà canta Ikoka, esprimendo più o meno le stesse preoccupazioni. I Gesu funzionano anche con una semplice cassa dritta, anzi riescono a rendere complicata pure quella.
Si torna all'art-rock, più jazzato e virtuosistico che mai, con "Katte na seishun geki", dove il basso torna prepotente dopo essersi fatto da parte nel brano precedente. Il video, una sfilata di stranezze viste attraverso la serratura di una porta, è un altro atto d'accusa verso la società giapponese. Fa piacere vedere che la band utilizzi la propria arte per rispondere alle accuse, anziché limitarsi a subire passivamente, come il grosso dei suoi colleghi hanno fatto in situazioni simili.

Nel frattempo anche gli Indigo la End, che sembravano arenati dopo la bufera, hanno annunciato la ripresa delle attività, quindi è probabile che Kawatani pubblicherà altro entro la fine dell'anno, o almeno ce lo si augura.

01/06/2017

Tracklist

  1. シアワセ林檎 (Shiawase ringo)
  2. 影ソング (Kage Song)
  3. Darumasan
  4. 某東京 (Bou Tokyo)
  5. id 2
  6. 心地艶やかに (Kokochi adeyaka ni)
  7. 午後のハイファイ (Gogo no Hi-Fi)
  8. いけないダンスダンスダンス (Ikenai Dance Dance Dance)
  9. 勝手な青春劇 (Katte na seishun geki)
  10. 小説家みたいなあなたになりたい (Shousetsuka mitai na anata ni naritai)
  11. id 3
  12. Dancer in the Dancer
  13. ゲストーリー (Gestory)






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