Half Japanese

Hear The Lions Roar

2017 (Fire Records)
experimental rock, lo fi

Coerenza e genuinità sono delle costanti nella lunga carriera degli Half Japanese, due elementi che in quarant’anni hanno garantito alla band un fedele seguito critico.
Il carattere eccentrico e a tratti oscuro del leader Jad Fair ha contribuito a mantenere alto il mito del gruppo, che più di qualsiasi altra formazione è riuscito a raccogliere l’eredità dei Modern Lovers di Jonathan Richman.

Terzo capitolo della rinascita, dopo l’ottimo “Overjoyed” e il meno incisivo (eppur sostanzioso) “Perfect”, “Hear The Lions Roar” conferma la nuova stagione creativa della band: Jad non rinuncia alla furia del punk, ingentilendo i contorni con un tocco di art-rock e un gusto naif che ben si addice alle loro sregolate e mai stereotipate creazioni.
Tredici canzoni dalla solida scrittura lirica, approcciate con la consueta tecnica sghemba e volutamente out of tune, chitarre malamente accordate, riff nervosi e scheletrici, ritmiche strabiche e il cantato svogliato e altresì melodico: ecco cosa troverete in “Hear The Lions Roar”, ennesima conferma dello stato di salute della band.

Non c’è dubbio che il pubblico abbia comunque relegato la figura degli Half Japanese ai margini dell’attuale scenario musicale, concentrando l’attenzione mediatica solo sul graffiante e corrosivo esordio del 1980 “1/2 Gentlemen / Not Beasts”, un misfatto che spero non si ripeta per questo nuovo brillante capitolo.
Le prime tracce dell’album sono sporche, gioiosamente caotiche e compatte, cinque energici rock’n’roll tra i quali svettano un paio di gioiellini in stile Stooges (“Attack Of The Giant Leeches” e “It Never Stops”).

Il blues tinto di noise di “Of Course It Is” fa da spartiacque con il corpo centrale dell’album, dove sono i synth a prendere il sopravvento col grazioso shuffle di “On The Right Track”, aprendo la strada a una serie di sfavillanti esemplari di ballate agrodolci.
“Hear The Lions Roar” è comunque la raccolta più variegata ed estroversa degli Half Japanese, la quasi “normalità” della title track, l’effervescenza melodica del power-pop di “Do It Now” e il brio del garage-pop di “On Top” tengono alta la tensione, sempre deliziosamente adagiata su sonorità leggermente noise.

Il delizioso cazzeggio di “It’s Your Time”, l’orgia sonora con tanto di violino e maltrattamenti lirici dell’intensa ed elaborata “This Is What I Know” e il ruvido romanticismo di “Super Power” chiudono l’album con classe e inventiva.
Su tutte si erge maestosa “The Preventers”: perfetta sintesi a posteriori di tutti i germi sparsi da Jad Fair nello scenario musicale degli ultimi 20 anni, mescolando Pavement, Pere Ubu, Rem, Nirvana e, perché no, un briciolo di hip-hop.

Quello che è ormai palese è che gli Half Japanese non sembrano intenzionati a vivere di rendita crogiolandosi sui fasti del passato, c’è ancora tanta voglia di esplorare e sperimentare nuovi sentieri: con “Hear The Lions Roar”, Jad Fair e compagni sono pronti a riconquistare il loro ruolo di innovatori, in uno scenario musicale ricco di cloni privi di coraggio e azzardo creativo.

08/02/2017

Tracklist

  1. Wherever We Are Led
  2. Attack Of The Giant Leeches
  3. Here We Are
  4. It Never Stops
  5. Of Course It Is
  6. On The Right Track
  7. The Preventers
  8. Hear The Lions Roar
  9. Do It Now
  10. On Top
  11. Its Our Time
  12. This Is What I Know
  13. Super Power




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