Per l’ex-Drive By Truckers questo è un periodo ricco di soddisfazioni: se lo spettro dell’alcol e della droga sono ormai un ricordo, il matrimonio con Amanda Shires e la nascita di una bambina (Mercy Rose) hanno regalato al musicista americano una stabilità emotiva che ha prodotto effetti anche sul suo profilo artistico.
Se “Something More Than Free” è stato l’album della celebrazione della felicità e della serenità, l’ultimo progetto con la sua band The 400 Unit è invece l’album della ritrovata normalità, Jason Isbell è nel frattempo divenuto un prim’attore del country-rock americano, un artista che può permettersi di mescolare le carte della sua musica senza modificarne l’esito.
In “The Nashville Sound” prevale il lato più rock e grintoso, l’effetto è un ricco e moderno country dai toni urbani, ai quali corrisponde anche uno spettro lirico più ampio, con testi che, oltre alle esperienze personali, prendono di petto anche le difficili e turbolente questioni politiche dell’America di Trump.
Le canzoni sono tratteggiate con enfasi e semplicità, una perfetta calibratura che permette alle ballate più raffinate di risplendere e lasciare il segno nell’affollato panorama cantautorale, ed è tra queste pagine più intime e delicate che giace infatti il piccolo gioiellino “If We Were Vampires”: un’estatica parentesi acustica dal suono chiaro, limpido e delicatamente introspettivo.
Il titolo (“The Nashville Sound”) non tragga in inganno, le storie dell’ultimo album di Jason Isbell non hanno per protagonisti cowboy e deserti assolati e polverosi, Jason racconta l’America di oggi, le sue canzoni sono infatti ruvide (“Cumberland Gap”), a volte ritmicamente muscolose e ricche di soul (“White Man’s World”), nonché inclini alla dilatazione chitarristica da jam session (“Anxiety”).
Tristezza e dolore sono invece protagoniste della più delicate e accorate ballad, alcune più rustiche (“Last Of My Kind”) altre quasi evanescenti e solitarie alla maniera di Elliott Smith (“Chaos And Clothes”) o perfino appassionate e nostalgiche (“Something To Love”).
La produzione di Dave Cobb è ancora una volta perfetta e priva di sbavature, al punto che diventa quasi difficile pensare alla musica di Jason Isbell senza quel sapiente mix di tradizione e modernità, grazie al quale brani come “Tupelo”, “Molotov” e “Hope The High Road” scivolano via con una naturalezza e un’autenticità che vi lasceranno stupiti.
12/11/2017