Karriem Riggins

Headnod Suite

2017 (Stones Throw)
instrumental hip-hop
6.5

Descrivere chi sia Karriem Riggins non è facilissimo. È un producer hip-hop ma anche, soprattutto, un bravissimo batterista jazz. Questi due mondi flirtano da sempre e Riggins è da considerare come una delle maggiori influenze dietro a molti dei progetti più importanti degli ultimi anni in ambito hip-hop. Ha lavorato con tantissimi artisti, da Paul McCartney a Oscar Peterson passando per diverse eccellenze black come J Dilla (e i suoi Slum Village), The Roots, Erykah Badu e Madlib. Insomma, alla voce "collaborazioni" non si è fatto mancare nulla. La sua notorietà al grande pubblico arriva solamente nel 2012 con la pubblicazione del primo album solista, "Alone Together", pubblicato manco a dirlo per la Stones Throw. Il disco raccoglie un buon successo, in particolare tra gli addetti ai lavori. Il nuovo album, "Headnod Suite", arriva a distanza di cinque anni sempre per la stessa etichetta, periodo in cui il batterista era tornato al business as usual, producendo per Kanye West, Common, Kaytranda e Norah Jones.

Lo schema del nuovo album non si discosta molto rispetto al suo precedente lavoro. È composto da 29 tracce basate principalmente su sample tendenzialmente hip-hop, soul ma anche suoni più elettronici. Il disco è piuttosto lungo, circa un'ora, caratteristica che non gioca sempre a favore di Riggins. Le canzoni durano in media 90 secondi e hanno sempre un qualche elemento originale nonostante i suoni, con il tempo, tendano ad assomigliarsi tra loro. Riggins riesce a regalare una bassline precisa e ritmicamente ineccepibile, c'era da aspettarselo considerando la sua bravura alla batteria.
Tuttavia, questo immenso talento non emerge solo dal punto di vista tecnico ma soprattutto da un punto di vista culturale. È evidente che sia un nerd del genere, così come sono evidenti le influenze che artisti come J Dilla e Madlib abbiano avuto su di lui. La varietà dei sample e dei suoni utilizzati mettono in luce proprio questo, la profondità del suo "arsenale" potenzialmente utilizzabile e dal quale ha deciso di attingere per queste ventinove canzoni.
Tra gli highlight si possono citare "Suite Poetry", collaborazione con la poetessa, anche lei di Detroit, Jessica Care Moore, "Sista Misses", "Fluture", un loop molto azzeccato, "Other Side Of The Track" e "Crystal Stairs", dove si può ascoltare il suo lato di producer.
A metà album, poi, c'è un inframezzo chiamato "Cheap Suite" di circa sette minuti, che in qualche modo rappresenta la vena più sperimentale dell'album e di Riggins stesso.

"Headnod Suite" è un disco che prosegue sulla strada del precedente lavoro. Karriem Riggins è riuscito ancora una volta a esprimere la sua bravura fuori dal comune sia come batterista sia come producer. L'amore per l'hip-hop è sicuramente il tema centrale dell'intero album, tuttavia non tutte le canzoni funzionano perfettamente, rendendo l'album a tratti troppo forzato e simile al precedessore. Se il suo intento era quello di creare un disco di beat, allora l'obiettivo è stato perfettamente raggiunto - in questo senso è un lavoro molto divertente e notevole. La lunghezza, forse eccessiva, e la totale mancanza di Mc al suo interno rendono però "Headnod Suite" solo una mezza vittoria.

06/03/2017

Tracklist

  1. Suite Intro
  2. Other Side of the Track
  3. Yes Yes Y'all
  4. Invasion
  5. Trombone Love
  6. Crystal Stairs
  7. Sista Misses
  8. Detroit Funk
  9. Oddness
  10. Tandoor Heat
  11. Chop Chop
  12. My Reflection
  13. Dirty Drum Warm Up
  14. Pay.gio
  15. Suite Poetry
  16. 4Es'J
  17. Joy and Peace
  18. Cheap Suite 1
  19. Cheap Suite 2
  20. Cheap Suite 3
  21. Cheap Suite 4
  22. Never Come Close
  23. Re-Doze
  24. Bahia Dreamin'
  25. Cheap Suite 5
  26. Cia
  27. Keep It On
  28. Fluture
  29. Suite Outro

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