Marnie

Helen Marnie è una cantante scozzese, già nota per il suo ruolo all'interno dei Ladytron, gruppo synth-pop salito alla ribalta nel corso dell'ultimo decennio grazie alla sua combinazione di melodie tastieristiche accessibili e arrangiamenti corposi che prendono spunto dallo shoegaze. Nel 2013 ha rilasciato il suo esordio solista, intitolato "Crystal World": un apprezzabile crogiolo di melodie elettroniche orecchiabili e atmosfere crepuscolari. Nel 2017 esce il secondo album, intitolato "Strange Words And Weird Wars".

È un album che vuole in parte distaccarsi dal solco tracciato con l'esordio con le sue atmosfere pervasive e introspettive. Rispetto a esso, è evidente una maggiore propensione al pop più puro da classifica e a tinte di dance-pop, negli arrangiamenti e nell'enfasi melodica. La coppia di dischi ci mostra due volti della stessa medaglia, che risultano tra loro complementari nel definire l'orientamento solista di Marnie.

La cantante scozzese confeziona una serie di pezzi dal piglio trascinante, alle volte zuccheroso, senza rinunciare a melodie più delicate e sempre con uno sguardo volto alle dancefloor anni 80. In alcuni momenti ricorda il tentativo fatto con "Head First" dai Goldfrapp, disco che mostrava tanto aspetti positivi (orecchiabilità, radiofonicità) quanto negativi (ripetitività e banalità telefonate), ma il risultato è molto migliore. 

L'elemento più importante della musica di Marnie, cioè il suo gusto melodico, viene qui alleggerito e reso più immediato. C'è una lieve semplificazione nella carica emotiva rispetto all'esordio, ma ciò non impedisce ai ritornelli di risultare a modo loro ricercati. Le parentesi più malinconiche (come "A Girl Walks Home Alone At Night") potevano forse essere espanse o approfondite di più; rimangono in ogni caso cesellature ben algamate nel contesto. Su questo fronte si assiste a un passo indietro rispetto all'esordio, che proprio in questa tipologia di brani mostrava la maggior parte del proprio potenziale.

Un'altra differenza con l'esordio è che, per chi scrive, quello mostrava i momenti migliori all'inizio e alla fine, con una lieve flessione nella parte centrale; mentre quest'album, dopo qualche pezzo tutto sommato piacevole ma banalotto (come il singolo d'apertura "Alphabet Block"), decolla principalmente proprio nella gustosa sezione centrale. Qui ci sono brani come l'anthemica "Lost Maps", che coniuga melodie irresistibili nel ritornello ad atmosfere più cupe e suoni più corposi, a cui fanno seguito l'emozionante e lievemente dolceamara "Summer Boys" e la bjorkiana, intrigante "Little Knives".
La conclusione è affidata in sequenza a "Invisible Girl", solare ma che forse ricorda un po' troppo "Paparazzi" di Lady Gaga, e a "Heartbreak Kid", che appare come la più blanda e meno incisiva del lotto, nonostante il tentativo di risultare onirica nel ritornello.

"Strange Words And Weird Wars" non è un capolavoro, ma un godibilissimo disco pop elettronico. Suona un po' più pre-impostato rispetto al primo disco, tradendo una vena formulaica che sminuisce il potenziale creativo di questa bravissima scozzese. Nonostante ciò, la proposta rimane comunque frizzante e piacevolmente scorrevole, con un gran gusto per le melodie e il carisma vellutato della voce di Marnie. Con l'avvertenza, però, che chi cerca maggiore imprevedibilità, o comunque un disco elettronico un po' meno orientato alla classifica, potrebbe rimanere deluso.

31/07/2017