Morrissey

Low In High School

2017 (Bmg)
pop-rock

Ho preso una decisione: questa recensione dell'ultimo disco di Morrissey non proverà in alcun modo a risolvere la diatriba tra sostenitori e detrattori di "Low In High School". Sì, perché tutta l'attenzione si concentrerebbe su un'unica questione di fondo: il disco è bello o è brutto?
A questo punto della carriera dell'ex-Smiths cosa importa se un album sia bello o brutto, la sua discografia solista è piena di dischi ottimi ma anche di cadute di stile, per non parlare di alcune opere che ancora giacciono nel limbo in attesa del perdono. Oltretutto al musicista e autore di Manchester non fotte un cazzo di cosa io o altri scriveremo di questo suo ultimo album, altrimenti avrebbe messo a frutto quei pochi consigli sparsi tra le innumerevoli recensioni che hanno accompagnato il precedente "World Peace Is None Of Your Business".
Che Morrissey non si curi neppure dei suoi fan più fedeli lo si evince poi dalla scelta di non assecondare le continue richieste del pubblico di ritornare musicalmente ai fasti e alla leggiadria degli esordi, al contrario dopo il divorzio con Alain Whyte la scrittura si è ancor più appesantita e imbolsita, quasi come se l'autore volesse trasferire in musica la confusione politica e sociale che è infine il cardine creativo di "Low In High School". L'unicità di un personaggio come Morrissey è conclamata dall'impossibilità di poter separare la creazione artistica dal profilo umano dell'autore, le stesse reazioni dell'ascoltatore sono vittima dell'empatia, spesso temporanea e fugace.

Le tentazioni politiche che soggiacciono alle undici canzoni del nuovo album sono preminenti come non mai, ma non stupisca l'apparente tono reazionario di alcune esternazioni - stiamo parlando di colui che senza timore ha urlato il suo odio per la Thatcher nella canzone "Margaret On The Guillotine", che gli valse perfino una perquisizione e un'indagine da parte della polizia britannica. Non dimentichiamoci che anche l'Fbi mise sotto torchio Morrissey per le sue dichiarazioni contro Bush (definendolo un terrorista che meritava di morire), inoltre il musicista inglese in passato aveva assunto una bizzarra posizione ideologica nella canzone "We'll Let You Know", dove viltà e orgoglio si alternavano nel suo ambiguo tratteggio psicologico di un violento hooligan, inoltre gli è stata perdonata anche l'incitazione a uccidere i dj nel brano degli Smiths "Panic", un'affermazione che di lì a poco gli è valsa il dispregio del popolo rave.

Il sostegno politico per la candidata anti-islam Anne Marie Waters e le esternazioni positive nei confronti di Marine Le Pen e Nigel Farage hanno creato senza alcun dubbio molta avversione tra la critica inglese, mentre il recente incidente diplomatico con la polizia italiana ha suscitato polemiche e accuse di arroganza e presunzione, che non hanno giovato alla sua immagine presso il pubblico nostrano. Forte di queste considerazioni e premesse mi accingo ad affermare senza possibilità di smentite che l'ultimo album del musicista britannico è il suo più ambizioso, controverso e confuso, un challenger da luna park che lascia storditi e stupiti a ogni giro d'ascolto.
Quando le note di "My Love, I'd Do Anything For You" riempiono il vuoto che fa seguito ai succitati pensieri, tutte le argomentazioni ideologiche si fanno amabilmente accantonare, l'esuberanza del possente glam-hard-rock-symphonic (azzardo un paragone con Meat Loaf) non lascia dubbi, "Low In High School" è un album indisponente e ambiguo nel quale ogni brano offre una doppia chiave di lettura: una piacevole e una disturbante.

Al di là delle feroci critiche inglesi (quella di The Quietus include cento volte la parola fucking), questo è l'album più ricco di potenziali singoli da classifica, a partire dalla deliziosa "Jacky's Only Happy When She's Up On The Stage" che si avvale di un assolo di tromba, oltreché del testo più ironico e riuscito.
L'altro singolo che ha anticipato l'album, "Spent The Day In Bed", non solo è una delle canzoni più melodicamente affabili degli ultimi anni, ma nel contesto dell'album suona ancor più incisiva, graziata dalla stessa leggerezza di "I Wish You Lonely", un altro brano che aveva anticipato l'altra peculiarità timbrica dell'album, ovvero quel delizioso suono di tastiere stile Roxy Music, che insieme all'uso più intenso dell'orchestra e dei fiati sono la vera novità timbrica di questo progetto.

A questo punto diciamo la verità: quello che è forse più duro da accettare è che anche Steven Patrick Morrissey sia giunto alla soglia della maturità, e sono senza dubbio i suoi 58 anni i veri protagonisti delle acrobazie da crooner della romantica "Home Is A Question Mark" (forse il brano migliore dell'album), e senza dubbio sono la fonte dell'ambiziosa "I Bury The Living", che scivola verso toni gotici da rock-opera leggermente pretenziosi.
Che "Low In High School" sia un disco bifronte lo si evince anche dalla netta separazione tra le due facciate, infatti con il delicato e notturno duetto tra piano e voce di "In Your Lap" si entra in una dimensione più crepuscolare, quasi notturna e a tratti esotica, con atmosfere che a tratti ricordano alcune cose di Marc Almond era-Marc and The Mambas, come la già citata "In Your Lap" e il tocco di flamenco di "The Girl From Tel-Aviv Who Wouldn't Kneel". Ed è proprio da questo tentativo di rigenerazione che nascono alcune interessanti intuizioni liriche dell'ultimo Morrissey, come l'amabile "All The Young People Must Fall In Love", una ballata acustica alla "Give Peace A Change" che frantuma il tono serioso del disco aprendo le porte all'altra piccola delizia melodica dell'album, ovvero il tango di "When You Open Your Legs", sottolineato con intelligenza e gusto da orchestra e fiati.
Meno riuscito il pasticcio di synth di "Who Will Protect Us From The Police?" che come nella più intensa "Israel" resta leggermente schiacciata dal peso delle parole.

Oscurato da una produzione a volte sovrabbondante, "Low In High School" resta comunque uno dei capitoli più difficili da digerire del suo catalogo, ma mentre per album come "Kill Uncle" lo stesso problema era generato da un mancanza di sinergia tra musica e testi, qui il discorso è molto diverso.
Mai come ora Morrissey sembra a suo agio nel raccontare le sue perplessità, la band è perfettamente allineata con le esigenze del musicista e a suo modo questo è un album fortemente ispirato, e forse non va sottovalutata la sua capacità di cogliere in anticipo il tormento sociale della working class.
Piaccia o non piaccia, questa strisciante deriva reazionaria va osservata con attenzione e senza inutile sarcasmo, e forse "Low In High School" contiene più di una chiave d'accesso e di lettura del nostro turbolento presente ideologico.

19/11/2017

Tracklist

  1. My Love, I'd Do Anything For You
  2. I Wish You Lonely
  3. Jacky's Only Happy When She's Up On The Stage
  4. Home Is A Question Mark
  5. Spent The Day In Bed
  6. I Bury The Living
  7. In Your Lap
  8. The Girl From Tel-Aviv Who Wouldn't Kneel
  9. All The Young People Must Fall In Love
  10. When You Open Your Legs
  11. Who Will Protect Us From The Police?
  12. Israel






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