Once & Future Band

Once & Future Band

2017 (Castle Face)
progressive, pop-rock

In una marea di proposte trasversali, spesso talmente ruffiane al punto da convincere pubblico e critica, è alquanto interessante e curioso trovarsi al cospetto dell’esordio della Once And Future Band, una formazione prog-rock californiana, che senza pudore pesca nelle derive pop anni 70 e 80 con sonorità che mescolano Yes, Queen, Beatles, Electric Light Orchestra, Genesis, Camel e Steely Dan.

Mentre vi apprestate a storcere il naso e a ripercorrere le nefaste giornate dell’estinzione, momentanea, dei dinosauri del rock, prendetevi una mezz’ora di tempo, buttate all’aria la vostra enciclopedia del punk-rock e dell’indie-pop e tuffatevi in una giocosa e temprante cascata di sonorità al limite del buon gusto, eppur interessanti e argute.
Visto che ci siete, saltate direttamente alla quarta traccia, “Rolando”, e provate a resistere alle divagazioni sonore al limite del prog e del rock psichedelico, imbastite alla maniera di un gruppo fusion che ha appena rubato un riff a Donald Fagen e gli studi di registrazione a Todd Rundgren.

Se siete rimasti ancorati alla sedia (sia che siate in preda allo stupore che al senso di vergogna), rimettete il disco da capo e buttatevi nell’anthemica orgia di riff pop alla Queen/Elo di “How Does It Make You Feel?”, arrangiata alla maniera dei Kansas di “Leftoverture”, e gustate fino in fondo la sapiente alchimia degli elementi strumentali, al di sotto dei quali la Once And Future Band pone una giusta dose d’ironia e voglia di divertirsi, che alla fine riesce a essere perfino contagiosa.
Raj Ojha, Eli Eckert, Raze Regal e Josh Smith sono a volte esagerati, sovrabbondanti, nostalgici, ma per fortuna abili nel muoversi tra una marea di eccessi sonori senza mai cadere nel ridicolo, anzi condensando in meno di 40 minuti una pletora di suggestioni e d’idee che meritano un ascolto non superficiale.

Come prevedibile, è nelle due tracce più lunghe che la band mette in mostra il meglio del suo meltin-pot musicale, prima con le funamboliche mutazioni di “I’ll Be Fine”, che alternano toni da rock-opera in bilico tra il Bowie era Ziggy e i Queen di “Bohemian Rhapsody”, per poi trasformarsi in un ardimentoso prog-rock anni 70 con tanto di assolo di chitarra elettrica, tastiere in primo piano, interludi barocchi e un refrain vocale che resta affisso nella memoria.
Con la più suggestiva e notturna “Hide & Seek”, la Once And Future Band approda ai più moderni lidi pop-prog, catturando le stesse suggestioni di Steven Wilson, grazie a una ballata ricca di soul e deliziosi tratteggi di tastiere e chitarra, con fluidi canterburiani che scorrono su un sofisticato ritmo pop-jazz.

E’ comunque un album da evitare per tutti quelli che hanno benedetto l’avvento del punk o per coloro che già nei mitici anni 70 avevano difficoltà a digerire le articolate digressioni prog-jazz da jam session live, in tal guisa infatti si evolvono i cinque minuti di “Standing In The Wake Of Violence” che ai detrattori sembreranno un’eternità.
Più leggiadre sono invece le innocue linee-guida di “Tell Me Those Are Tears Of Joy” che, tra echi dei Pink Floyd, voci alla Beach Boys e digressioni strumentali prog, resta uno degli episodi meno incisivi dell’album, mentre la successiva “Magnetic Memory” rimette in gioco alcune nuance psichedeliche con un occhio alle ibridazioni promiscue della Unknown Mortal Orchestra.

Il continuo gioco di parole e di riferimenti a questo punto potrà sollevare più di una perplessità, soprattutto sulla reale valenza di un’operazione come quella della Once And Future Band, ma in un mondo musicale che continua a preferire toni grigi e malinconici, l’esuberanza di questo esordio della band americana è come un unguento che lenisce il dolore.
Forse il delizioso giochino di citazioni e rimandi messo in atto dal gruppo non riuscirà a produrre in futuro le stesse interessanti intuizioni di questo esordio, ma ho la sensazione che dopo tanti anni abbiamo finalmente una band pronta a riempire quel vuoto lasciato dai 10cc e che nessuno ha mai provato a riempire, ed è una buona notizia per chi ha ancora voglia di divertirsi con la musica e i suoi derivati.

14/01/2018

Tracklist

  1. How Does It Make You Feel? 
  2. I'll Be Fine 
  3. Hide & Seek
  4. Rolando
  5. Tell Me Those Are Tears Of Joy 
  6. Magnetic Memory 
  7. Standing In The Wake Of Violence






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