Polkadot Stingray

Dai Seigi

2017 (Hannaki Bibi)
alt-rock, jazz-pop-rock

Del glorioso, trascinante e colorato pop-rock giapponese, parte seconda. Là dove con i Passepied si parlava di una band che ha costituito parte integrante del rinnovamento e della nuova spinta propulsiva del fittissimo sottobosco indipendente del Sol Levante, il gruppo qui in esame non presenta ancora una storia così lunga e particolare per rientrare pienamente nel novero dei grandi esponenti del settore. Anche così, i Polkadot Stingray non hanno nulla di che temere, ché molto presto (il primo album effettivo è prossimo alla pubblicazione) il loro nome potrebbe essere di quelli non solo da tenere d'occhio, ma da annoverare tra gli esponenti di maggiore successo di un panorama che non pare conoscere declino. Se il quartetto di Fukuoka saprà confermarsi ai livelli del qui presente "Dai Seigi", secondo Ep di un percorso cominciato soltanto tre anni addietro, le possibilità della ribalta cresceranno in misura esponenziale. Non che ci sia troppo da dubitare, perché a meno di un capitombolo improvviso la consistenza e l'energia dei quattro musicisti ha tantissimo da raccontare. In una mescola sonora che parte da solide fondamenta alt-rock, ma che non disdegna collegamenti stilistici dei più disparati (math-rock, jazz, progressive) e soprattutto una scrittura ben salda sulle sue dinamiche pop, l'avventura della manta a pois, pur essendo all'inizio, promette grossi colpi di scena. La copertina con la cantante Shizuku nei panni di super-eroina pop-art vale ben più di una garanzia.

In soli cinque brani (con l'aggiunta di un riadattamento del primo singolo, "Yoake No Orenji", nell'edizione fisica del lavoro) la formazione tratteggia quindi con notevole brillantezza e grande personalità il proprio perimetro d'azione, saggiando di volta in volta alcuni degli elementi che lo costituiscono, per un insieme che non suona mai raffazzonato o incoerente. Anzi, il quartetto vanta una compattezza estetica che non tradisce in alcun modo i presupposti di base, e che ben si evidenzia da ogni brano. In particolare, il cantato di Shizuku, interprete dotata e grintosa, e le fantasiose linee di chitarra di Harushi Ejima, dal timbro squillante e alquanto peculiare, sanno trasmettere la propria grinta a ogni singolo brano, anche laddove il sound prende altre direzioni da quelle prevedibili. In questo torna utile la lezione di Ringo Shiina, ispirazione dichiarata sin dal primo momento (e qui sbandierata, in un'opportuna elaborazione, nella smagliante "Midori", stracolma di bei groove di basso e di aperture melodiche dal passo jazzato che rimandano alle costruzioni della celebre musicista di Saitama), il suo riuscire a costituire in ogni occasione il baricentro della propria musica, nonostante l'avvicendarsi di soluzioni di volta in volta diverse. Con un'analoga personalità i quattro si approcciano quindi alla composizione, e costruiscono un universo che ha a malapena iniziato a tracciare il suo affresco.

Con la bella promo-track ad aprire le danze, sfornando il motivo pop pronto per l'assalto alle radio e agli schermi del paese ("Electric Public", comunque tutt'altro che appiattita su tristi stilemi j-pop, e corredata di un apparato strumentale di raro dinamismo e intensità; notevoli i cambi ritmici di batteria, tendenti sul reggae nei momenti più placidi del brano, e la forza propulsiva delle linee di basso), il secondo Ep della compagine avvince per la sapienza con cui i quattro sanno appropriarsi di ogni elemento a disposizione e renderlo tremendamente eccitante, mai fine a se stesso. Così le chitarre mathy di "Synchronisica", memori dei complicati incastri delle tricot (peraltro la cantante della band figura nella canzone di lancio) amplificano la sinuosità della scrittura e la forza di un ritornello che giunge quasi all'improvviso, strutturato in maniera insolita ma proprio per questo accattivante. Allo stesso modo il sogno ad occhi aperti di "Turritopisis spp." prende gli elementi propri della ballad giapponese e li decostruisce in un bozzetto jazz-pop liquido e in continuo divenire, in cui la chitarra più sfrangiata funge da ottimo sostegno alle interessanti evoluzioni vocali di Shizuku.

Senza neanche la necessità di un album vero e proprio a mostrarne le abilità, i Polkadot Stingray appaiono insomma prontissimi a compiere il grande salto verso l'affermazione e il grande pubblico: con una cifra stilistica pienamente formata e una scrittura che sa scagliare colpi di prim'ordine, il futuro del pop-rock nipponico è già pronto a lasciare il segno.

27/09/2017

Tracklist

  1. Electric Public
  2. Midori
  3. Synchronisica
  4. Beni Kurage (Turritopisis spp.)
  5. Honjitsu Mimei (Early Dawn)
  6. Yoake No Orenji (Dai Seigi ver.) (physical only)




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