Real Estate

In Mind

2017 (Domino)
psych-jangle

Diciamo la verità: nella piccola comunità dei fan dei Real Estate, l'addio di Matthew Mondanile e la sua sostituzione con Julian Lynch, progenie distorta della corte della band del New Jersey, era stato un colpo non da poco. Sommato al progressivo annacquarsi della band, con ognuno dei suoi membri portanti impegnato con uno o più progetti solisti, "In Mind" sarebbe potuto benissimo essere l'album finale della piccola e a suo modo unica esperienza dei Real Estate. Tra i pochi ad aver coniato un sound immediatamente riconoscibile, e anche un modo di scrivere le canzoni, perché no. Perderla non sarebbe stato un gioco a somma zero, anzi. E invece viene fuori, alla fine, che "In Mind" è prima di tutto il disco che segue "naturalmente" la transizione di "Atlas", con una solidificazione e una maturazione dell'impronta della band che investe tutta la proposta, a cominciare dall'artwork.

C'è infatti uno spirito generale da ballata seventies ("Time"), un sound da Chicago di notte ("After The Moon"), con la fantasia che si invola su quel piccolo assolo elettrico Rundgren-iano, quel piccolo frinire di tastiera, che raccontano di una nuova vitalità espressiva della band. Questa sa anche mettere in secondo piano il fatto che, dal punto di vista della scrittura, i brani di "In Mind" siano generalmente meno incisivi che in "Days", tra passaggi melodici già conosciuti (la pur bella "Holding Pattern") e ostentazioni di capziosità ("Same Sun").
Ma ci sono anche riuscite divagazioni di genere, come lo psych-country di "Two Arrows" e "Diamond Eyes", e riusciti accenni di arrangiamento, come la finta intro di pianoforte di "Saturday" e il synth retrowave di "Darling", forse opera di Lynch, instancabile sfrucugliatore musicale. Bello anche l'arrangiamento Paisley di "Stained Glass".

Insomma, nonostante sia difficile trovare un hook vero e proprio, dentro "In Mind", quando questi abbondavano in "Days", si tratta dell'unica mossa possibile quando la vena melodica comincia a esaurirsi: anche a rischio della brandizzazione della propria musica, puntare tutto sul lato stilistico ed espressivo. Nessuno potrà rimproverare alla vecchia trattoria di fiducia di aver voluto ristrutturare il locale, no? Ci si torna lo stesso, anche se i piatti, pur impiattati meglio, non sono più quelli di una volta.

22/03/2017

Tracklist

  1. Darling
  2. Serve the Song
  3. Stained Glass
  4. After the Moon
  5. Two Arrows
  6. White Light
  7. Holding Pattern
  8. Time
  9. Diamond Eyes
  10. Same Sun
  11. Saturday

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