Roots In Heaven

Petites Madeleines

2017 (Zehnin)
ambient-drone

La Zehnin è una neonata etichetta tedesca di proprietà !K7 “lanciata” con un primo Ep di Lucy a inizio 2017 e poi con una serie di Ep prodotti da un misterioso moniker berlinese: Roots In Heaven. In questo suo primo Lp, intitolato “Petites Madeleines” con palese omaggio a Marcel Proust e alla sua celebre sindrome da cui deriva la particolare attività di associare alle cose un determinato ricordo personale, l'ignoto manipolatore prova a ricreare mediante la propria “musica” una sorta di déjà vu costante, capace di scuotere il proprio io attraverso il ripescaggio del passato e del “tempo perduto”, oltremodo decantato nell’opera più importante dello scrittore francese.

Mentre l’idea di nascondersi dietro l’anonimato, indossando una maschera di piume di ossidiana, intriga solo a metà, la musica tende a stupire nettamente, conducendo l’ascoltatore in un limbo sonoro altamente meditativo da cui è praticamente impossibile uscire per ben cinquantacinque minuti.
Un’unica traccia omonima, quindi. Una lunga suite nella versione digitale, divisa a sua volta in due facciate su vinile, in cui si alternano momenti di stasi squisitamente ambient, micro-battiti prossimi al Vladislav Delay più metafisico e scaglie di droni che generano un flusso capace di insinuarsi nei meandri del proprio subconscio con un effetto puntualmente tagliente e a suo modo evocativo.

Come preannunciato, l’idea è quella di alimentare il ricordo di un tempo inizialmente indefinito fino a renderlo "nitido", instaurando così un punto di contatto con l’emotività del singolo. E' un percorso complesso, un’operazione coraggiosa atta al raggiungimento di un climax sonoro particolare, nel quale la fluttuazione tende a protrarsi in tutte le direzioni. Roots In Heaven si dimostra inoltre produttore abile nel creare determinati soundscape, un narratore sonico paziente e profondo, parimenti compositore minuzioso e ricercato.
Il rimando ai corrieri cosmici, ai viaggi interstellari e temporali di Klaus Schulze è ovviamente d’obbligo, ma è allo stesso tempo solo il punto di partenza con il quale individuare eventuali collocazioni stilistiche. L’anonimo producer si spinge lungo differenti coordinate, insegue il suo microcosmo interiore. Lo spazio è di conseguenza puramente mentale. La natura, attraverso i suoi elementi, assume il ruolo di vettore con il quale provare a rivivere, seppur brevemente, il fatidico tempo perduto. 

Le vibrazioni ritmiche hasselliane inserite nella seconda metà del piatto inducono poi a ulteriore perdizione, proiettando la fantasia verso scenari surrealistici, tesi a disorientare con l’intento di ritrovare la rara sostanza di un tempo miserabilmente sprecato, dissoluto.
“Petites Madeleines“ è certamente un’opera affascinante. Un intenso trip che genera stupore, alienazione, introspezione. Non resta dunque che attendere le prime esibizioni dal vivo di questo interessante producer, con la speranza di ottenere maggiori informazioni sul suo conto e sulla sua particolare arte combinatoria.  

10/08/2017

Tracklist

1. Petites Madeleines

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