La Georgia è uno stato che nel nuovo millennio ha visto diverse band di rock duro raggiungere il successo: Mastodon, Baroness, Kylesa, Black Tusk, tutti più o meno provenienti dal calderone sludge-core e tutti più o meno allontanativisi. I Royal Thunder vengono dalla capitale Atlanta, il primo full-length "CVI" è del 2012, seguito da "Crooked Doors" nel 2015. Questo terzo lavoro "Wick" testimonia, nemmeno a dirlo, un ulteriore ammorbidimento della proposta; duri come i loro colleghi non lo sono mai stati, per la verità.
Fedeli a un hard-rock di ispirazione settantiana filtrato attraverso il grunge più metallico (Alice In Chains e Soundgarden), ad accomunarli alla scena locale è una certa attitudine southern e psichedelica. Dunque, brani mediamente lunghi, a volte più articolati della solita ripetizione strofa-ritornello e un gusto per gli arpeggi di chitarra di vaga ispirazione country.
Oltre a tutto questo, la formazione vanta una eccezionale bassista e cantante, Mlny Parsons, con un timbro blues e un'estensione notevole. Il gruppo costituisce così una valida alternativa a quelle formazioni hard-rock che in tempi recenti hanno fatto della voce femminile la loro unica attrattiva, The Pretty Reckless e Halestorm.
Questo "Wick" è però un lavoro riuscito a metà: anche qui si ha la sensazione che si usino le performance vocali per giustificare le composizioni più sciatte. Purtroppo ce ne sono varie, in particolare rozzi tentativi di ballad classica e nostalgica ("Plans", "The Well"). Abbastanza inutili anche alcuni episodi in chiave maggiore, tra il country e il power-pop ("Tied", "We Slipped"). Meglio i brani più duri ("Sinking Chair" e "Turnaround") e psichedelici ("Burning Tree", "April Showers").
La prolissità rende difficile arrivare alla fine e la prova del gruppo è tutta sbilanciata in favore della Parsons, potente e incisiva sia al basso che alla voce. Le chitarre, invece, tentano di inseguire sonorità più classiche e meno di derivazione metal (la tentazione è sempre dietro l'angolo), sulla lezione degli ultimi Baroness. Ma qualcosa deve essere andato storto, e suonano piatte e poco interessanti. Tanto vale andare a recuperare gli esordi di una band comunque ricca di potenziale e aspettare per un seguito più energico e concentrato.
19/04/2017