Sandro Mussida

Ventuno costellazioni invisibili

2017 (Metrica)
minimalismo

Si può scrutare nell'oceano indaco di un cielo stellato come dentro un caos di geometrie inconoscibili, così come un elaborato intarsio consultabile da chiunque, pur senza riuscire a decifrarlo secondo il nostro limitato linguaggio. È lo stesso scarto che separava le due anime "sorelle" della New York School: l'atlante del firmamento che traccia autonomamente la partitura di John Cage, e il "tempo interiore" di Morton Feldman, che con segni ponderati e in sé compiuti asseconda la propria idea di sistema complesso ma estraneo a schemi canonici.

A quest'ultima sensibilità sembra corrispondere la fragile estetica musicale di Sandro Mussida, compositore e violoncellista italiano con base a Londra, nonché figlio dello storico chitarrista della Pfm, che due anni fa assieme a una formazione di altri sette strumentisti connazionali ha disegnato liberamente le "Ventuno costellazioni invisibili" presentate nel suo primo disco a firma unica, commissionato dalla neonata etichetta milanese Metrica.
Inoltre, eccezion fatta per la chitarra elettrica di Alessandra Novaga (già interprete di "In Memoria", rituale solitario con looper) e per i computer, nell'ensemble ritroviamo strumenti acustici ricorrenti nell'opera cameristica di Feldman – voci sommesse di una meditazione guidata passo a passo, con pochi e ben precisi margini per un'alea controllata. Il presente microcosmo è abitato e messo in moto dai gesti sonori di Enrico Gabrielli (flauto, clarinetto), Yoko Morimyo (violino), Susanne Satz (pianoforte), Giulio Patara e Sebastiano De Gennaro (percussioni), Giuseppe Isgrò e lo stesso Mussida (live looping di fiati e violino).

Come ha spiegato l'autore*, il brano accoglie "diverse combinazioni e sovrapposizioni di figure musicali timbrico-temporali, tutte derivate da alcuni rapporti geometrici interni alla forma triangolare". Un pensiero musicale che già a parole, e ancor più durante l'ascolto, evoca il moto oscillante e il dialogo spontaneo tra le ramificazioni di elementi plastici nelle sculture sospese di Alexander Calder, a loro modo "costellazioni" autonome che danzano secondo le loro imprevedibili coreografie.
Guardando con riverenza alle avanguardie italiane degli anni Settanta – specificatamente a Franco Battiato e Giusto Pio, ma anche agli adagi primitivisti di Lino 'Capra' Vaccina – Mussida unisce la purezza formale del minimalismo storico a un'idea puntillista e "diffusa" di armonia, attribuendo un significato inedito al concetto di "sospensione tonale".

Il moto variabile che contraddistingue la struttura dell'opera ben si presta a diversi adattamenti a seconda degli spazi o dei supporti che la ospitano: per questo Mussida ha previsto tre missaggi (stereo, surround 5.1 e stereo binaurale) destinati ad altrettante modalità di fruizione, compresa un’eventuale rimodulazione di natura installativa.
I due lati di questo Lp, tuttavia, offrono già un'esperienza d'ascolto dai contorni mutevoli e sfuggenti, una dimensione sonora cui accedere in punta di piedi per preservarne il precario equilibrio artificiale.

* Intervista per Zero.eu

09/11/2017

Tracklist

  1. Ventuno costellazioni invisibili (a)
  2. Ventuno costellazioni invisibili (b)

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