Uffe Lorenzen

Galmandsværk

2017 (Bad Afro)
freak-folk, psichedelic-rock

Con una ricca produzione alle spalle come frontman dei Baby Woodrose, nonché membro di band come Dragontears, Spids Nøgenhat, The Setting Son e On Trial, Uffe Lorenzen (anche noto come Lorenzo Woodrose) è senza alcun dubbio uno dei musicisti più geniali della scena musicale danese. “Galmandsværk” è il primo disco pubblicato sotto il proprio nome, ma non si può parlare di un vero e proprio esordio come solista, avendo il musicista già licenziato sotto lo pseudonimo di Pandemonica le sue prime incisioni private, ed essendo inoltre unico artefice dei primi progetti a nome Baby Woodrose.

È un personaggio fuori dalle righe, Uffe Lorenzen, da sempre affascinato dai 13th Floor Elevators, al punto da forzare alcuni aspetti estetici (peso, barba bianca) al fine di assomigliare sempre di più a Rocky Erickson. Qualche anno fa la sua storia è stata raccontata in maniera egregia nel film documentario “Born To Lose: A Film About Lorenzo Woodrose”, nel quale emerge soprattutto il rapporto conflittuale tra l'ambito successo e l’amore senza compromessi per la musica, vera essenza del suo percorso artistico. In quest’ottica, “Galmandsværk” è l’ennesimo atto d’indipendenza del musicista, che addirittura rinuncia all’inglese proponendo un disco in lingua danese.

Non stupisca il titolo dell’album, l’atto di follia (Galmandsværk in danese) è infatti viscerale, estremo e soprattutto morbido e vellutato, tra chitarre acustiche e fuzz che condividono con mellotron e moog la costante tensione emotiva delle dieci tracce, sulle quali si adagiano flauti, scacciapensieri, ghironda, violini, sitar, vibrafoni e tablas, in un caleidoscopico intreccio di malinconia e romanticismo che si tinge di acid-folk e primigenia psichedelia.
Registrato e concepito su un’isola al largo della costa del Marocco. “Galmandsværk” è un album acutamente atipico, quasi tantrico nel suo vitale divenire acustico, un album dall’equilibrio sonoro magico, ultraterreno. Uffe Lorenzen infrange le regole del garage-rock, rallentando riff e refrain, quietando il tutto con il suono dello xylofono in “Ny By”, o confondendo le acque con il suono di uno scacciapensieri nella turbolenta frenesia lirica di  “Sang Om Merværdi”.
Ed è in questa visionaria rilettura del proprio stile compositivo e sonoro che risiede la forza di questo suggestivo e spirituale viaggio sonoro di Lorenzen, che tra tessiture tipicamente esotiche/esoteriche (”Dansker”), già ampiamente sfruttate dalla migliore tradizione psichedelica, riesce a inserire più di un elemento di autenticità (“Min Skygge”) e originalità (“Høj Som Et Højhus”), pescando emozioni e suggestioni anche nei primordi del prog-rock sinfonico dei Moody Blues, con tanto di organo e chitarra elettrica (“Ridset Plade”).

C’è perfino un potenziale hit-single in chiave folk-beat (“Flippertøs”) e una deliziosa ballata alla Beatles con tanto di sitar e divagazioni freak-folk (“På Kanten Af Verden”) in questo funambolico progetto di Uffe Lorenzen.
“Galmandsværk” conferma la sua essenza di album-viaggio-mistico annullando con lucida follia i confini intellettuali e terreni, grazie a un intenso e affascinante insieme di vivacità e delicatezza lirica, che nella conclusiva “Blues For Havet“ prende le sembianze dell’onda marina che tutto travolge e trasforma, incrementando il tono freak e psichedelico di un album atipico e originale.

In un percorso artistico da sempre baciato dalla coerenza e da un briciolo di sana follia visionaria, il nuovo album di Uffe Lorenzen non solo conferma l’unicità del personaggio, ma apre nuove prospettive per il futuro.

10/01/2018

Tracklist

  1. Dansker 
  2. Rimets Tyranni
  3. Ridset Plade     
  4. Flippertøs          
  5. På Kanten Af Verden   
  6. Sang Om Merværdi       
  7. Ny By   
  8. Min Skygge       
  9. Høj Som Et Højhus         
  10. Blues For Havet            




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