Wire

Silver/Lead

2017 (Pink Flag)
post-punk, alt-pop

Quando nel 2013 l'abbandono di Bruce Gilbert diventò definitivo con l'ingresso di Matthew Simms, la band dei Wire era in bilico tra una potenziale rinascita e la definitiva catarsi. L'album "Red Barked Tree" aveva aperto un nuovo corso stilistico, ma era necessario mettere a punto un'identità sonora più netta per poter affrontare la sfida del rinnovamento. Con l'album omonimo e il mini "Nocturnal Koreans" la magia degli esordi si è infine rinnovata, sorprendendo sia il pubblico che la critica. Ripartire dalla dimensione live per rielaborare il sound è stata la mossa vincente dei Wire: gli ex-alfieri del post-punk sono ora dei geniali alchimisti di un art-pop-rock minimalista, figlio di quelle superbe intuizioni dei primi due album da solista di Brian Eno.
"Silver/Lead" può essere liquidato come il loro album più romantico e vellutato, ma questa chiave di lettura assume senso solo se riferita a quell'insolita e inattesa vibrazione emozionale che permea l'intensa performance vocale di Colin Newman in "Forever & A Day". I Wire hanno in verità solo modificato la loro attenzione al dettaglio, sviluppando quelle variazioni micro-tonali che spesso separano la malinconia dalla noia.

La quarta decade della storia del gruppo inglese non poteva essere inaugurata in maniera migliore. L'energica "Short Elevated Period" e il synth-pop di "Diamonds In Cups" sono tra le canzoni migliori scritte dai tempi di "154", ed è proprio in questa dimensione proto-pop la nuova identità stilistica della band.
Il nuovo album dei Wire è destinato a diventare un futuro punto di riferimento per tutti quei musicisti terrorizzati dall'avvento della maturità. Non è un caso, infatti, che in "This Time" la band citi se stessa rinnovando con leggiadria i fasti degli esordi, né sorprende l'atipico fluire ritmico di "Sleep On The Wing" o il lansdcape-pop di "Brio".
La consapevolezza e la padronanza sono parte fondamentale della filosofia lirica di "Silver/Lead", un album forse privo di sorprese, apparentemente innocuo e indolente. Viene da chiedersi: quante band neo-psichedeliche vorrebbero aprire un loro album con la stessa genialità dell'introduttiva "Playing Harp For The Fishes" e quanti gruppi pop venderebbero l'anima al diavolo per canzoni come "An Alibi" e "Sonic Lens" (peraltro i due episodi più "deboli" del disco)?

Al di là delle pretese di coloro che hanno fossilizzato l'immagine della band in un limbo creativo post-punk, lasciandola sospesa in una dimensione temporale irreale, è viceversa giunto il momento di accantonare qualsiasi dubbio o perplessità: i Wire sono una delle band inglesi più importanti di tutti i tempi e il loro ultimo parto discografico è ricco di allettanti promesse per il futuro.

06/04/2017

Tracklist

  1. Playing Harp For The Fishes
  2. Short Elevated Period
  3. Diamonds In Cups
  4. Forever & A Day
  5. An Alibi
  6. Sonic Lens
  7. This Time
  8. Brio
  9. Sleep On The Wing
  10. Silver Lead

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