Al Doum & The Faryds

Spirit Rejoin

2018 (Black Sweat)
psych, world, avant-jazz

Fa quasi impressione scoprire dietro questa sigla una formazione italianissima, milanese per l’esattezza, guidata da Davide Domenichini. Sì, perché tutto qui, dall’estetica al nome ai timbri, farebbe presagire provenienze ben più esotiche. A pensarci bene è la stessa sensazione che scaturisce dall’ascolto di qualsiasi produzione degli svedesissimi Goat. E invece sul carro della miglior psichedelia a cavallo fra derive kosmische ed etnicismi assortiti questa volta possiamo posizionare un ambizioso progetto di casa nostra.

“Spirit Rejoin” consolida la fama degli Al Doum And The Faryds, traslando tutto ciò che sapevamo su di loro verso un livello ancora superiore, rendendoli un’eccellenza dall’indiscutibile rilievo internazionale. Su un’ipotetica mappa vengono tracciati viaggi ad alto contenuto lisergico, percorsi sonori densi di percussioni, fiati e wah wah, con meditative spruzzate d’incenso (“Solchi”) alternate a sfrenatezze dirompenti (“Satieva”), dove l’atteggiamento molto Heliocentrics che caratterizza l’intero lavoro a tratti s’interrompe in favore di landscape doorsiani (“Unity Is Brotherhood”) e sciamanismo ritmico-chitarristico cha fa molto primo Santana (“Weed And Love”).

Psych, world, jazz e funk uniti insieme con invidiabile leggerezza, fanno di “Spirit Rejoin” un album entusiasmante, ipnotico, visionario, ancestrale, dall’architettura free e dalla valenza spirituale. Un rituale che fonde assieme Occidente, Africa e Medio Oriente, impacchettandoli e spedendoli verso spazi intergalattici. Un grande disco che abbatte confini, sia stilistici che geografici, un'idea dal valore inestimabile, ancor più perché partorita in un momento storico nel quale si sta anacronisticamente tornando a parlare di muri e divisioni...

11/01/2019

Tracklist

  1. Weed And Love
  2. Jimmy’s Gun
  3. Light Up
  4. Solchi
  5. Satieva
  6. Unity Is Brotherhood
  7. Drums Odyssey
  8. Spirit Rejoin

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