Tolosa, Francia meridionale, a metà strada fra Mediterraneo e Atlantico, pochi chilometri più a sud c’è la Spagna, ma in testa questi quattro ragazzi hanno la California psichedelica dei tardi anni 60. E allora tutti in garage a suonare bordate di acid-pop imbevute di beat, spensierate e canticchiabili (“I Think I Can”) con qualche screziatura proto-punk (“I Don’t Like My Shadow”) e decise scariche adrenaliniche (“Signal”).
Nonostante i riff saturati dal fuzz, le dieci tracce di “Facing Death” mantengono una certa “leggerezza”, utile per affrontare il faccia a faccia con la morte previsto sia dal titolo che dalla copertina. E’ il secondo album dei Cathedrale (il primo, “Total Rift” risale al 2017), appena 26 minuti utili sia a coltivare la nostalgia di tutti i malati di retromania, sia a non far dimenticare che gli italiani (leggi Winstons, in questo caso) non sono mai meno bravi dei cugini d’oltralpe. Almeno in ambito musicale.
25/01/2019