L’idea di ecomusica o di ecologia della musica ha origini antiche, figlie del pensiero filosofico e musicale del 900 che persegue quell’idea di studiare la musica andando al di là delle singole note del pentagramma, alla ricerca di esperienze sensoriali totali (olistiche), dove alla tradizione classica accademica si associa la possibilità di imitare vari tipi di suoni creando inattese associazioni di idee nella mente dell’ascoltatore. Gli esempi possono essere dei più vari: dalla musica concreta, all’utilizzo delle percussioni di Edgar Varese, dalle esperienze di John Cage al compositore (e ornitologo) Olivier Messiaen (1908-1992) che vedeva nella natura la “fonte primigenia del suono”, fino alle ricerche delle prime forme musicali “primitive” degli italiani Aktuala e del compositore Lino “Capra” Vaccina.
Il pianista brasiliano Fabio Caramuru tenta per la seconda volta - dopo il primo “Ecomusica” (2016) - la strada della congiunzione tra cultura (piano) e natura (canto degli uccelli), nel tentativo di "trovare" una musica che si fonda in modo indissolubile con la natura, che per gli “ecomuscisti” è la madre di ogni forma di suono conosciuto. Il nuovo “EcoMúsica - Aves” (2018) è figlio di un viaggio in Giappone e contiene venti brani con venti tipi di canti di uccelli diversi. Musica, silenzio, modern classical, ambient e registrazioni si susseguono in venti brani dove Caramuru cerca di adattarsi il più possibile al tipo canto prescelto, in una simbiosi tra vocalità e pianoforte spesso molto insidiosa.
Caramuru mostra la sua esperienza e la sua formazione classica nell’utilizzo di diversi stili, ma allo stesso tempo manifesta la sua sana modestia nella capacità non strafare mai in inutili virtuosismi, tenendosi sempre un passo indietro ai veri protagonisti dell’Lp.
Dalle note inquiete di “Ikaru” (quasi una versione “ecologica” di certi momenti pianistici dei Tuxedomoon o degli Univers Zero), ai rimandi di musica popolare di “Komadori”, al giocoso scherzo di “Aobato” o alle rimembranze degli studi classici di “Hashibosogarasu”, sono vari i brani citabili che mostrano un certo interesse. Forse penalizzato dal numero eccessivo di brani, “Ecomusica” resta un progetto lodevole e coraggioso del compositore brasiliano che merita di essere seguito in futuro.
06/08/2018