Flasher

Constant Image

2018 (Domino)
post-punk, indie-rock

Quando iniziarono a suonare insieme, Daniel Saperstein (basso) ed Emma Baker (batteria), ai quali si sarebbe presto aggiunto il chitarrista Taylor Mulitz, erano molto giovani e non si chiamavano Flasher, ma Sad Bones. Si trattava però poco più di una teen band e i tre non esitarono a scioglierla per dividersi e frequentare università diverse. Mulitz avrebbe però lasciato l’università, il MICA di Baltimora, molto presto per raggiungere gli amici Priests a Washington D.C., con i quali avrebbe suonato il basso e mandato avanti l’etichetta Sister Polygon – vera e propria istituzione locale che ha lanciato, oltre agli stessi Priests, Snail Mail e Downtown Boys. Una volta alla Sister Polygon, Mulitz non perse troppo tempo prima di riunire gli amici di una vita – in realtà era sempre rimasto in contatto con la Baker con la quale a Baltimora condivideva il duo punk Young Trynas - per un Ep d’esordio, che sarebbe però uscito con il moniker Flasher, molto più appropriato di Sad Bones agli squarci di luce e ai suoni laser del trio.

Era il 2016. L’anno dopo fu la volta di un sette pollici, intitolato “Winnie/Burn Blue”, che vide la band iniziare a smussare gli angoli del proprio post-punk e aggiungere ai propri punti di riferimento numerose band new wave. Una miscela succosa di irruenza alla Fugazi e synth ottantosissimi, che convinse Taylor Mulitz a lasciare i Priests per dedicarsi a tempo pieno al progetto e la Domino a scritturare la band per questo primo full length. Registrato sotto la supervisione di Nicolas Vernhes – già all’opera con Deerhunter e War On Drugs - “Constant Image” è un disco new wave fresco e fantasioso, dove linee vocali altamente melodiche corrono di fianco a schitarrate taglienti e ritmi sincopati.

Se l’apripista “Go” già lascia intravedere, facendolo riemergere con fatica da un mare di effetti shoegaze, il talento melodico dei ragazzi, è solo con la successiva “Pressure” che la ricetta del trio si svela appieno: un riff veloce come un treno targato Wire si alterna a battimani e coretti alla Xtc, e si infila nella testa al primo ascolto. “Material” è, se possibile, ancora più appiccicosa; merito di un ritornello incredibile e di suonetti alla Buggles sparpagliati qua e là.
Un altro motivo difficile da dimenticarsi in fretta è quello di “Harsh Light”, quell‘"Every corner that you turn/ you never learn" – credetemi – non smetterete di borbottarlo così facilmente. “XYZ” è il numero più ancorato al retaggio punk dei Flasher e presenta tracce di ascolti ripetuti non solo dei Fugazi, ma anche dei Minor Threat, mentre la conclusiva “Business Unusual” spacca in due geometrie chitarristiche alla Feelies  con un bel sax ruspante rubato ai Madness.

Oltre che facilmente canticchiabile e ben suonato, “Constant Image” è sempre dinamico, merito non soltanto delle mutazioni ritmico-melodiche effettuate agli strumenti, ma anche del fatto che a cantare siano tutti e tre i membri dei Flasher, ora alternandosi a canto e controcanto, ora armonizzando neanche fossero gli Abba.
Non mancano piccole imperfezioni – qualche sterzata troppo brusca, una melodia meno a fuoco delle altre - del resto parliamo di una band al primo Lp, ma qui c’è tantissimo per cui essere entusiasti, o perlomeno da cantare in macchina coi finestrini abbassati quest’estate.

01/07/2018

Tracklist

  1. Go
  2. Pressure
  3. Sun Come and Golden
  4. Material
  5. Xyz
  6. Who's Got Time?
  7. Skim Milk
  8. Harsh Light
  9. Punching Up
  10. Business Unusual


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