Francis Harris

Trivial Occupations

2018 (Scissor & Thread)
ambient, nu-jazz, elettronica

A riascoltare “Minor Forms”, l'Ep pubblicato lo scorso febbraio (la cui title track impreziosisce anche quest'ultimo album) la direzione intrapresa dal producer, per quanto non propriamente esplicita, era comunque abbastanza evidente. Sì, i beat house ancora riuscivano in parte a mascherare il cambiamento di rotta, ma le effervescenti ambientazioni con cui venivano fasciati gli schemi ritmici parlavano chiaro, nell'attesa di una pubblicazione più sostanziosa. Col suo progetto a nome Francis Harris, il prolifico ed eclettico producer statunitense aveva già lambito a ripetizione i lidi dell'atmosfera più pura, informando anche i momenti più strutturati di suadenti tessiture ambientali e affascinanti cornici descrittive. Fino ad ora non si era però mai spinto al punto di annullare quasi del tutto la componente ritmica e lasciar così fluttuare le sue composizioni in un sofisticato abbraccio sonoro. Nella sua ora scarsa di durata, “Trivial Occupations”, sempre licenziato attraverso l'etichetta personale Scissor & Thread, si assume l'onere di traghettare l'arte del compositore verso una nuova dimensione espressiva, attraverso cui manifestare tutto il proprio intimismo. Nell'immergersi nelle fitte trame architettate da Harris, questa sensazione di intimità è più che una semplice percezione.

Se ambient dev'essere, non può che esserlo alla maniera di Harris, da sempre ben poco propenso a seguire ogni forma di paradigma e consuetudine. Con l'aiuto di collaboratori di lunga data, le tracce dell'album piegano droni e delicate armonie tastieristiche in un complesso sistema di direttrici che nuovamente fa di jazz e neoclassica i suoi fari guida, per quanto in una dimensione decisamente più evocativa e rarefatta che in passato. Non che i beat vengano sacrificati del tutto, rimangono però appannaggio di pochissimi episodi, in cui perlopiù si rivelano pulsazioni vaghe, sommerse, testimonianze di un trascorso creativo già abbondantemente archiviato.
Si rivela una scelta saggia, dacché nell'unico momento in cui acquisiscono maggiore corpo (la dancehall spezzettata di “Dalloway”) finiscono quasi per compromettere il flusso delle composizioni, il loro spiccato gusto cinematico. È un gusto che si ripercuote anche nella precisione dei rari e sostanziali interventi canori. Se è musica che può fare tranquillamente a meno dello strumento più antico del mondo, come la misteriosa e placida dissertazione per pianoforte e dub di “St. Catherine And The Calm” dimostra, nondimeno sa come esaltarsi anche in presenza di serene melodie vocali. La poetica progressione canora della title track, dotata di un organico strumentale sontuoso (notare la partecipazione di Dave Harrington dei Darkside alla chitarra), parla di un compositore che se soltanto volesse potrebbe esprimersi con successo anche nell'ambito del nu-jazz più elaborato.

Fine interprete della sfumatura, col suo terzo full-length Harris si smarca da cornici concettuali esplicite e dolorose memorie personali, curando un progetto volto all'esclusivo godimento di ammalianti tessiture sonore. Delicato, ma non per questo flebile, “Trivial Occupations”, pur nella sua natura transitoria, si rivela esperienza di spessore, la nuova tappa di un percorso tutto da tracciare, un percorso su cui, potete scommetterci, si tornerà sempre con piacere.

14/01/2019

Tracklist

  1. At First A Wide Space
  2. St. Catherine And The Calm
  3. Song For Aguirre
  4. Trivial Occupations
  5. Dalloway
  6. Recital Of Facts
  7. Park Life
  8. Minor Forms
  9. Beaumont
  10. No Useless Leniency

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