"Lost Spring Songs" è l'album di debutto a tinte indie-folk di Andrea Calvo, titolare di quella che di fatto è considerabile una one man band, Grand Drifter. Un lavoro concepito in solitudine ma realizzato con il decisivo contributo di qualche illustre amico: lo studio di registrazione ha così creato l'occasione per riunire assieme membri di Yo Yo Mundi (in particolare Paolo Enrico Archetti Maestri ha prodotto il tutto e suonato un bel po' di chitarre), New Adventures in Lo-Fi, Cri + Sara Fou e Tomakin.
A introdurci nel mondo in dodici tracce di Andrea è una chitarra acustica, che delinea sottili linee bucoliche sulle quali si adagiano prima un morbido pianoforte, poi la voce e un'armonica: poco note centellinate ma molto ben distribuite che delineano "The Balloon's Boy", il brano che conferisce subito sentori autunnali al progetto, a dispetto del titolo prescelto per un album nel quale non di rado sono i toni tenui a prevalere.
È infatti il versante più fragilmente introverso a prendere spesso il centro della scena: "Somebody Must Fall" si posiziona fra Elliott Smith e Sparklehorse, l'intensa "A Lost Spring Soul" si avvicina al medesimo percorso virtuoso compiuto dai nostri Black Tail. Quel sottile velo di malinconia che non si smorza neppure quando i movimenti si increspano e i ritmi tendono a salire, elettrificandosi. Come avviene in corrispondenza della successiva "Circus Days", e ancor più avanti in "Human Noise" e "Flesh And Bones" (fra le migliori del lotto), dove si scorge più di qualche influenza "americana".
17/11/2018